FEDERICA PACELLA
Cronaca

Siccità, riserve idriche ridotte del 60%: “Punto di rottura, difficile ripristinare le falde”

Il report sulla stagione irrigua in Lombardia richiama l’attenzione sulle acque sotterranee. Per il 2023 obiettivo primario sarà tutelare le risorse e indirizzarle verso l’agricoltura

Il ponte delle Barche sul fiume Ticino a Bereguardo, in provincia di Pavia (Ansa, Luca Zennaro)

Riserve idriche dimezzate, scarse piogge, temperature elevate. Così, nel 2022 si è assistito a una vera e propria impennata del fabbisogno idrico delle colture: basti pensare che nel mese di luglio sono stati largamente superati i 200 mm mensili di fabbisogno irriguo netto (rispetto a una media vicina ai 140 mm), a fronte di piogge che si sono fermate a 41 mm di media complessiva nell’areale di pianura, segnando un deficit pluviometrico negativo tra i 30 e i 60 mm.

A fare il punto è il Report sulla Stagione irrigua in Lombardia 2022 presentato da Anbi Lombardia, associazione che rappresenta i 12 consorzi di bonifica e di irrigazione, realizzato grazie al CeDATeR, il Centro Dati Acqua e Territorio rurale gestito dall’Associazione, con la collaborazione di Arpa Lombardia, Ersaf ed il Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università degli studi di Milano.

Con riserve idriche ridotte del 60%, l’irrigazione è riuscita solo in parte a colmare questa differenza. I 4,6 miliardi di metri cubi prelevati (solo per le acque superficiali, quasi dimezzato rispetto alla media) non sono bastati a fronteggiare le necessità irrigue, influendo anche sull’equilibrio ambientale complessivo a partire dalla riduzione della falda.

Proprio alle acque sotterranee bisogna ora porre attenzione, secondo Claudio Gandolfi, Università degli Studi di Milano. I dati illustrati da Fabio Olivotti, di Anbi Lombardia, rilevano che sui 4,6 miliardi di metri cubi, le portate derivate dai fiumi (circa 2,5 miliardi) si sono ridotte del 36% (-50% da Chiese e Serio, -40% da Adda e Ticino) rispetto alla media del 2016-2021, mentre i prelievi da falda (96 milioni di metri cubi) nei pozzi monitorati sono raddoppiati.

Il quadro, però, è parziale, perché riguarda solo i 186 pozzi monitorati dai consorzi, rispetto agli 8mila totali, di cui solo 4mila geolocalizzati. "Il tema è molto delicato – spiega Gandolfi – perché l’acqua dei fiumi si ricostituisce rapidamente, di anno in anno, mentre il rinnovo della falda è lento, per cui è importante intercettare i fenomeni per tempo". Ripristinare metodi di irrigazione tradizionali potrebbe aver effetti positivi proprio sulle falde.

“Faremo uno studio sull’interazione tra irrigazione e falda – ha annunciato Gladys Lucchelli, direttore di Anbi Lombardia – per mettere in evidenza le esternalità positive dell’irrigazione". Va detto che, nel 2022, la gestione di consorzi e Regione ha comunque permesso al sistema agricolo lombardo di tenere, varcando la soglia dei 10 miliardi di euro per la sola produzione lorda vendibile. Il presidente di Anbi Lombardia, Alessandro Rota, ha per altro sottolineato come dei circa "5 miliardi di metri cubi disponibili, all’agricoltura è andata la metà". Per la stagione irrigua 2023, l’obiettivo primario sarà di "tutelare e indirizzare le riserve idriche verso l’agricoltura", come richiesto dalla normativa.