Brescia – Prevalenza della ‘ndrangheta, camorra presente ma “silenziosa“, mentre aumenta la pervasività della criminalità organizzata pugliese. La relazione sul secondo semestre della Direzione investigativa antimafia, appena presentata al Parlamento, restituisce un quadro di stabilità della presenza della criminalità organizzata in Lombardia, che conferma la radicalizzazione delle mafie anche fuori dalle regioni di “origine“. In particolare, le operazioni di polizia giudiziaria condotte in relazione ai fenomeni criminali più preoccupanti, così come l’aggressione ai patrimoni illeciti mediante le confische e le misure di prevenzione eseguite nel semestre che hanno interessato la Regione, «documentano la presenza prevalente della criminalità organizzata calabrese che, come noto, da tempo ha adottato una strategia di mimetizzazione delle proprie attività illecite, privilegiando un approccio di tipo imprenditoriale mediante l’infiltrazione e un radicamento silente in questo territorio».
Resta immutata la struttura criminale organizzata nella camera di controllo denominata “la Lombardia“, con 24 locali presenti in tutta la regione e in collegamento con la casa madre reggina. Per quanto riguarda la criminalità organizzata siciliana, in Lombardia questa è dotata di una spiccata autonomia, sebbene mantenga forti i legami con l’area geografica di origine. «Anche per tale matrice criminale, il core business è rappresentato dall’infiltrazione del tessuto economico nei settori maggiormente attrattivi: attività ricettive e di ristorazione, commercio di autoveicoli, edilizia, attività connesse al ciclo del cemento».
Per quanto riguarda la camorra, il rapporto della Dia evidenzia che, in territorio lombardo, questa tende ad operare in maniera occulta con modalità operative diverse e più funzionali alla gestione degli affari, per destare il minore allarme sociale possibile e non attrarre le attenzioni delle istituzioni preposte a vigilare. «Sebbene meno visibile sul territorio, la criminalità campana non è da ritenersi meno pericolosa per invasività e capacità di nuocere al tessuto sociale e imprenditoriale legale».
Per quanto riguarda infine la criminalità organizzata pugliese, «si sono registrate incursioni di gruppi criminali pugliesi, non necessariamente riconducibili alla criminalità mafiosa, indirizzati al compimento di reati inerenti al traffico di armi, di stupefacenti ovvero alla commissione di rapine complesse ai danni di caveau, depositi o furgoni blindati, oppure semplici estorsioni». Non manca anche la criminalità straniera, che opera soprattutto in traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, tratta di essere umani. Il fenomeno si caratterizza per la presenza organizzazioni di matrice albanese e nordafricana, o provenienti dall’Africa sub sahariana, Senegal, Gambia, Nigeria «che sovente interagiscono tra loro e con soggetti collegati alla criminalità italiana, anche con proiezioni transnazionali».