LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Lavoro nero, lo sfruttamento resta nei campi

Il 22,8% delle richieste di sanatorie di migranti irregolari è lombardo, ma la maggior parte riguarda colf e badanti. Dimenticati i braccianti

Braccianti nei campi (foto repertorio)

Milano, 8 settembre 2020 - Quasi una richiesta di sanatoria su quattro per stranieri impiegati irregolarmente è arrivata dalla Lombardia: 50.201 sulle 220.528 presentate in Italia (il 22,8%) tra il 1° giugno e il 15 agosto. La percentuale sale al 26,8% se si considerano solo le domande di emersione e regolarizzazione nel settore domestico e dell’assistenza alla persona, una delle tre casistiche previste dal Decreto Rilancio inseme all’agricoltura e alle richieste di rilascio di permesso di soggiorno temporaneo. 

La sanatoria voluta dal ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, per limitare lavoro nero e caporalato tra i braccianti ha invece riguardato soprattutto colf e badanti. Sono lombarde 47.657 domande sul totale nazionale di 176.848 pratiche per regolarizzare i lavoratori impiegati nelle mansioni domiciliari e nell’assistenza di anziani e persone non autosufficienti nelle case. Le domande di emersione presentate per gli irregolari nei campi (e ne settori collegati) sono meno del 5% - in termini assoluti 1.526 domande su 30.694 - mentre superano di poco il 10% le richieste di rilascio di permesso di soggiorno temporaneo (cosiddetto “comma 2”). Milano è la prima provincia a livello nazionale per numero di domande complessive presentate: 22.528, il 10,2% di tutta Italia e il 44,9% del totale lombardo. Seguono Napoli e Roma. Il capoluogo lombardo è primo anche nel settore domestico e dell’assistenza - 21.865 richieste di sanatorie su 176.848, il 12,4% del Paese - e quarto per numero di domande di permesso di soggiorno temporaneo presentate a livello nazionale: 406. Nella graduatoria delle prime 20 province per numero complessivo di domande presentate sei sono lombarde: Milano (22.528), Brescia (5.126), Bergamo (4.756), Monza Brianza (4.058), Varese (3.131), Mantova (2.713). Lo stesso ordine si conferma anche se si considerano solo le richieste nel settore domestico e dell’assistenza alla persona. 

Lo scenario cambia se si analizza invece il settore agricolo. Nelle prime 20 non sono presenti nomi lombardi. Brescia si trova al 22° posto con 308 domande, Milano al 30° insieme a Mantova con 257 domande, Pavia al 39° con 215; Como al 61° posto con 115, Cremona al 68° con 104, Bergamo al 73°con 93, Lodi all’80° con 60. Numeri sorprendenti per la prima regione agricola d’Italia con 50mila aziende attive - in grado di fornire il 37% del latte italiano, il 42% del riso e il 40% dei prodotti suinicoli - e le recenti operazioni della Guardia di finanza contro il caporalato. «Occorrerà verificare quante di queste richieste arriverà in fondo all’iter autorizzativo, che purtroppo si teme molto lungo e dall’esito non scontato – commenta Valentina Cappelletti della segreteria Cgil Lombardia –. Soprattutto non va dimenticato che il Decreto Rilancio ha offerto la possibilità della emersione e della conseguente regolarizzazione sulla base di una forte selezione a priori, frutto di una scelta politica precisa: si regolarizza solo chi lavora nell’agricoltura o nell’assistenza familiare e solo chi lavora irregolarmente». 

L’esclusione di settori come l’edilizia, la logistica, la ristorazione - sottolinea il sindacato - continua a esporre al rischio di sfruttamento molti lavoratori stranieri irregolari. E ha impedito di stabilizzare la situazione di chi ha un lavoro regolare ma un permesso di soggiorno che potrebbe non essere rinnovato: è il caso di chi ha un rapporto lavorativo grazie a un permesso per motivi di studio o per richiesta di protezione internazionale. «Per noi – conclude la dirigente sindacale – è imprescindibile ottenere un provvedimento più ampio, che riscriva le norme sulla immigrazione, sulla cittadinanza e sulle procedure per l’accesso alla protezione internazionale».