Gabriele
Moroni
Pendolare non è sempre facile. Oggi più che mai ho paura del treno. Ho paura di sentirmi soffocare e di non avere nessuno con cui condividere il mio disagio. Ma solo dalla paura può nascere forte lo spirito e la voglia di tornare a pendolare. Tornare a condividere un viaggio, anche con uno sconosciuto. Anche se quello seduto accanto a te non ti conosce, state certi che, in caso di necessità, sarà pronto a urlare e chiedere aiuto per te. Oppure si può sempre chiedere a un amico di condividere il viaggio. Io ne ho uno caro: mio nonno. Ottant’anni compiuti. Anche se lui, fieramente, pavoneggia di essere nel corso dei suoi ottantuno. Forse perché l’età ha una certa importanza. Mio nonno di cose ne ha imparate tante, come saper ricordare a una persona cara che una remota paura un giorno sarà un ricordo, un momento su cui sorridere. Un nonno che ha imparato dalle sue fatiche e ti dimostra che al mondo non siamo soli: quel treno è disposto a prenderlo con me. Un nonno, nonostante e grazie all’età, sa che a volte da soli non si può stare e le paure non si risolvono da sole. Seppure difficile, ora godiamoci il viaggio.
Giorgia Mazzi, Lodi
Chi avrebbe potuto immaginare che un giorno sarebbe nata la paura del treno, del pendolarismo. Ma Giorgia ci ricorda che anche la paura può contribuire a rafforzare lo spirito e a scoprire (o riscoprire) la solidarietà. Quella che arriva dalla premura di uno sconosciuto. La solidarietà dal più grande, il più affettuoso degli amici: il nonno. Un viaggio in treno con il nonno. Dovrebbe essere il sogno di ogni bambino, il ricordo (non auguriamo il rimpianto) di ogni adulto. A Giorgia un augurio: tanti viaggi ancora in treno in compagnia del nonno.
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