Green Pass: allarme compagnie aeree. "Tempi raddoppiati, va controllato online da casa"

Lettera agli Stati UE delle associazioni che riuniscono i principali vettori. Rischio caos sulla ripartenza estiva

Operazioni d'imbarco

Operazioni d'imbarco

Green Pass: la confusione è grande nei cieli europei. Tanto da spingere le associazioni che rappresentano le compagnie aeree, guidate dalla Iata, la più importante, a scrivere una lettera ai capi di Stato europei sul tema. L'esortazione principale contenuta nella missiva rivolta agli stati dell'Unione è quella di realizzare portali nazionali internet in cui i passeggeri dei voli possano verificare i green pass (ovvero i Dcc, Certificati digitali Covid) da casa, senza dover sottoporsi al processo d'identificazione in aeroporto. Il motivo? I rallentamenti nelle procedure d'imbarco. Che, stimano le associazioni delle compagnie aeree, possono ritardare del 500%, occupando 12 minuti a passeggero solo per il check-in. Non parliamo dell'intero tempo passato in aeroporto, che con le nuove regole sarebbe addirittura raddoppiato, raggiungendo la durata di un'ora e mezza.

"Stati europei incoerenti"

Compagnie aeree e aeroporti, si legge nella lettera, avvertono gravi rischi nell'approccio "incoerente degli stati membri nell'applicazione del certificato digitale Covid" in tutta Europa. Parola d'ordine, quindi, è armonizzare gli standard e i protocolli di verifica del green pass, in modo da evitare inutili code negli aeroporti. Un'istanza che sembra chiamare in causa - anche se non direttamente - in particolare l'Italia, dove il green pass è attualmente rilasciato dopo una sola dose del vaccino e non dopo due, come avviene negli altri stati dell'Unione. 

Le differenze nella gestione della partita green pass, comunque, non riguardano solo l'Italia. "Non meno di dieci diversi approcci nazionali sono attualmente in fase di revisione in tutta l'Unione - si legge ancora nella lettera - La mancanza di una piena integrazione del certificato digitale Covid nell'esperienza di viaggio, nonché la duplicazione dei tempi nel controllo dei documenti, minacciano il successo della ripresa del traffico aereo quest'estate, con ricadute sulla libera circolazione dei cittadini in tutta l'Unione".

Da qui il monito (quasi un diktat). "La verifica del green pass - procedono le associazioni del trasporto aereo - deve avvenire con largo anticipo rispetto alla partenza e prima dell'arrivo dei passeggeri all'aeroporto, senza una duplicazione dei controlli". L'armonizzazione delle procedure in tutta l'Unione e lo stop al check del green pass negli scali, sostengono le compagnie aeree, è "prerequisito essenziale per viaggiare, anche per evitare lunghe code che creerebbero nuovi rischi per la salute" per i potenziali assembramenti.  

Cosa chiedono le compagnie aeree

Ecco la "lista della spesa" indicata dalle associazioni nella loro lettera. Ciascuno Stato dell'Unione dovrebbe:

  • Sviluppare un portale statale per facilitare la verifica del green pass, in modo che i controlli spettino direttamente alle autorità nazionali. Questa verifica online, se effettuata fuori dall'aeroporto attraverso un portale internet, dovrebbe essere effettuata attraverso un segnale standard come un codice QR fornito dal passeggero alla compagnia aerea, così da facilitare il rilascio della carta d'imbarco online
  • Assicurarsi che il portale nazionale per la verifica del green pass integri anche la verifica del modulo Plf (il Passenger location form, documento digitale che consente il tracciamento dell'itinerario e delle informazioni riguardanti il passeggero), impiegando - se possibile - il modulo di individuazione digitale dei passeggeri, standard per l'Unione Europea (dPlf), consentendo di fornire il numero di posto all'interno del velivolo dopo il check-in.
  • Assicurarsi che la verifica dei Green pass cartacei, da effettuare per forza in aeroporto, possa essere condotta utilizzando un'unica applicazione.
  • Astenersi dal richiedere la verifica del green pass all'arrivo, dato che "servirebbe a poco scopo medico e potrebbe portare a inutili spese di coda", come riconosciuto nel protocollo sulla sicurezza sanitaria dell'aviazione Easa-Ecdc.