Giorgia Orsi, studentessa disabile cacciata dall'aula a Pavia: "Mi sono sentita umiliata"

La giovane, 26 anni, è affetta da un tumore e invalida al 100%: "Stavo mangiando da sola, mi hanno detto: esci o chiamiamo i carabinieri". La condanna del ministro Locatelli

Giorgia Orsi, 26 anni, paziente oncologica e invalida, cacciata mentre mangiava in aula

Giorgia Orsi, 26 anni, paziente oncologica e invalida, cacciata mentre mangiava in aula

Pavia - Paziente oncologica e invalida al 100% cacciata da un’aula del polo San Tommaso dell’Università dove avrebbe voluto consumare il pranzo che si era portata da casa. "Non si mangia qui, esci o chiamiamo i carabinieri", le ha intimato il personale. L’episodio ha scatenato la protesta degli studenti, con riflessi politici nazionali. Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità – che ha telefonato alla ragazza – l’ha definito un "episodio grave e intollerabile", denunciando la persistenza di "una visione miope della disabilità". Il rettore, Francesco Svelto, si è scusato con la studentessa e ha garantito che aprirà "un’istruttoria interna per verificare i fatti e valutare la sussistenza degli estremi per avviare un procedimento disciplinare nei confronti del personale coinvolto". Ma Giorgia Orsi, 26enne di Basiglio – che dopo una laurea conseguita alla Bicocca e, prima, alla Statale di Milano, si è iscritta a filosofia a Pavia – è fortemente amareggiata per quanto accaduto.

Cos’è successo?

"Mercoledì scorso pioveva, quindi una ventina di studenti si è fermata in aula a pranzare. Ero in fondo quando è entrata una bidella, urlando che in aula non si poteva mangiare. Quelli che non volevano discutere sono usciti, altri hanno messo via il cibo, io ho fatto presente di essere invalida e di avere un tumore. La donna ha fatto spallucce e se ne è andata. Dopo pochi minuti è tornata con un uomo. Ho detto non potevo mangiare al freddo, ma non mi ha fatto neppure finire di parlare e mi ha risposto che pure lui se mangia all’esterno senza giacca, si ammala. Poi ha aggiunto che, se avessi insistito, avrebbe chiamato i carabinieri. Per un attimo ho pensato di farli intervenire, poi ho chiuso la schiscetta e sono uscita. Nel pomeriggio ho comunicato l’accaduto a tutti".

Come stavi?

"Malissimo. Piangevo. Tanto che, quando sono andata in portineria con dei ragazzi, non riuscivo a parlare perché troppo scossa. Da un anno sono in cura da uno psicologo per non identificarmi con il mio tumore. Continuare a ripetere che cos’ho, equivale a rigirare il coltello nella piaga. Sentirmi poi dire che potevo andare al bar, è ancora peggio. Ho 26 anni e probabilmente non potrò mai mangiarmi un panino come fanno i miei coetanei. Frequentare i luoghi affollati poi è pericoloso e ancora di più prendere freddo. Quando l’ho fatto presente, praticamente la risposta è stata: allora stai a casa tua".

Sei già laureata, perché hai deciso di continuare a studiare?

"Credo nel valore dello studio e l’Università fa anche parte della mia terapia. Ho scoperto d’aver un tumore in pieno Covid, adesso che ho ricevuto la quarta dose, posso riappropriarmi della mia vita. Ho un’invalidità civile del 100% fino al 2024, non posso lavorare, impiego questo tempo per studiare".

Cosa ti ha fatto più male in tutta questa vicenda?

"Il senso d’ingiustizia. Vedere due adulti accanirsi su una ragazza fragile. Non mi è piaciuto che non mi credessero, non ci si inventa d’avere un tumore. Ora provo una notevole stanchezza e una sfiducia verso l’istituzione universitaria. Anche se ho ricevuto le scuse".