Funivia del Mottarone, il capo servizio: "Manicotto del cavo mai controllato in tre anni"

La denuncia messa a verbale dai giudici di Verbania. L'operazione invece avrebbe dovuto essere svolta da una ditta esterna con cadenza trimestrale

Verbania - Un nuovo particolare agghiacciante emerge al processo sulla tragedia della funivia del Mottarone, dove il 23 maggio 2021 persero la vita 14 persone per la rottura del cavo che determinò la rovinosa caduta della cabina. In tre anni, dal 2018 al 2021, Gabriele Tadini, il capo servizio dell’impianto, non ha mai assistito ad alcuna attività di «smontaggio del manicotto» che avvolgeva per circa 50/70 centimetri il cavo trainante prima del suo ingresso nella testa fusa. Cavo che proprio in quel tratto coperto dal carter si è spezzato facendo schiantare al suolo la cabina numero 3. 

È quanto ha messo a verbale lo scorso 7 febbraio lo stesso Tadini, interrogato dal Procuratore di Verbania Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera, titolari dell’indagine sulla tragedia in cui solo un bimbo, il piccolo Eitan, è sopravvissuto. Tadini, uno dei 14 indagati, ha spiegato che, durante il suo incarico di capo servizio, non ha mai assistito alla manutenzione della parte della fune coperta dal manicotto, che veniva solo ingrassata inserendo del lubrificante. 

Operazione che avrebbe dovuto essere svolta da una ditta esterna con cadenza trimestrale. «Non ho mai visto smontarlo per controllare dentro». L’ingegnere, sempre rispondendo alle domande, ha affermato che venivano fatti controlli «giornalieri» sulla fune e sui carrelli (erano i controlli di partenza «di ogni mattina», gli è stato fatto notare dai pm), mentre l’operazione di smontare il manicotto, pulire la fune dal grasso e analizzarla, «io non l’ho vista fare». 

Alla richiesta di spiegare per quale motivo non veniva fatta, Tadini ha replicato: «Perché il direttore di esercizio (Enrico Perocchio, il dipendente di Leitner, ndr) mi diceva quello che andava fatto. Quando era manutenzione, quella ordinaria, la facevamo noi; invece quella straordinaria o, diciamo....» toccava a ditte esterne.