
Fèro, il custode dei bischi (foto Mauro Valentini)
Tuenno (Trento), 20 aprile 2021 - Lo chiamano tutti 'il Fèro’, è il guardiano dei boschi. Ma anche una celebrità nei trattati di paleobotanica per le sue scoperte che hanno fatto il giro del mondo. Perché Ferruccio Valentini, 73 anni vissuti a Tuenno, un borgo trentino nel cuore della Val di Non, fin da bambino ha stretto un patto segreto con la natura. Parla con lei e trova la strada per riconoscere quello che nessuno aveva visto prima. Lui, con la sua terza elementare, ha costretto i sapienti a riscrivere la storia dei fossili. E per sdebitarsi la scienza ha dato il suo nome a due piante, una è l’antenato dei pini, ’Ferovalentinia’. L’amico Michael Wachtler – scrittore e ricercatore, tra le sue glorie c’è la Megachirella wachtleri, l’antenato delle lucertole – lo descrive così: “Fero ha trovato piante antiche di 300 milioni di anni, una scoperta grandissima a livello mondiale. Gli antenati più vecchi del ginko, di tante conifere, soprattutto dei pini. Lui ha la passione della natura. Per questo ha superato tanti eruditi. Perché a volte chi studia si allontana dall’ambiente, lavora troppo in ufficio”. Quello di Fèro è un sapere arcaico, “riesce a comunicare con le lastre, le pietre, come parlasse con i fossili. Per dire: fino ad ora, nessuno sapeva per quale motivo avevamo il pino mugo. Lui ha trovato l’anello di congiunzione”. Eppure non è ancora questo il cuore del personaggio. Alto, la figura elegante, la barba e la parlata antica, il cappello e il tabarro, risponde con calma al telefonino – unica concessione alla tecnologia – e si racconta: “La mia vita è il bosco. Ci passo le giornate. No, non vado a passeggio. Sono sempre motivato, alla ricerca di qualcosa. I fossili ma anche le erbe... A casa le conservo, soprattutto per scopo alimentare, qualche volta prendo piante officinali. Quelle che fanno bene per mal di testa, o mal di pancia, o le gambe... Non mi annoio mai”. Non ha biogno di conoscere il Shinrin-Yoku, alla lettera il bagno nella foresta, terapia rigenerante nata in Giappone. Semplicemente la pratica da sempre. Da bambino curava gli animali con le erbe, il babbo era commerciante di bestiame. Ha fatto il malgaro e l’apicoltore, “per tutta la vita mestieri a contatto con la natura”. “È il mio supermercato”, ha confidato in un video all’agenzia Ohga!, che lo ha scelto come testimonial per la giornata delle foreste, in un mese quel racconto filmato ha raggiunto 808.556 visualizzazioni. Con decine di migliaia di commenti. Segno di un bisogno profondo, il Fèro visto come modello positivo soprattutto ora che c’è voglia di tornare a respirare, dopo oltre un anno di pandemia. “Tante mamme e papà scrivono per conoscerlo e farlo conoscere ai figli, vogliono disintossicare i ragazzi dal computer”, sorride al pensiero l’amico fraterno Mauro Valentini, che è stato insegnante e bibliotecario, tiene un account Facebook del Fero e documenta la sua vita, scatto dopo scatto. Ecco la casa che pare il laboratorio di un alchimista, boccette e erbe di ogni tipo, poi gli incontri con scrittori e registi, Erri De Luca, Ermanno Olmi, l’ultimo è Andrea Paternoster, della Mieli thun, l’apicoltore geniale morto a 54 anni dopo un incidente. Il custode della Val di Non ha tanti amici, anche se qualcuno lo ha raccontato come un eremita, “una volta è arrivato un giapponese che voleva vivere con lui nel bosco”, racconta divertito l’ex bibliotecario fotografo. Ogni tanto il Fèro s’arrabbia, a marzo mentre girava il video “i forestali mi hanno fatto la multa, ci eravamo inoltrati un po’ nella valle, alla fine abbiamo superato il divieto per un chilometro. Ho fatto ricorso. No che non ho pagato. Per quello e per morire c’è sempre tempo”.