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Insegnare? Un’odissea lontano da casa e famiglia. Con la beffa della riforma: il caso dei "docenti immobilizzati"

Sono entrati in ruolo con gli ultimi concorsi e hanno accettato di lavorare a centinaia di chilometri da case, con la garanzia di rientrare, dopo 3 anni, nella provincia d’origine. Ma l’immissione in ruolo di 148mila precari prevista dalla riforma potrebbe dare la priorità nell’assegnazione delle sedi ai neoassunti. Costringendoli a un nuovo "esilio" di Luca Salvi

Scuola

Milano, 25 febbraio 2015 - Su Facebook si definiscono «docenti immobilizzati»Sono quegli insegnanti, entrati in ruolo con gli ultimi concorsi, che hanno accettato di lavorare a centinaia di chilometri da case e famiglie, tra mille sacrifici – dagli interminabili viaggi agli affitti da pagare – con la garanzia di rientrare, dopo tre anni, nella provincia d’origine. Ma l’immissione in ruolo di 148mila colleghi precari prevista dalla riforma della Buona Scuola potrebbe dare la priorità nell’assegnazione delle sedi ai neoassunti, comprese quelle destinate ogni anno ai trasferimenti. Costringendo a un nuovo “esilio” gli «immobilizzati».La denuncia è contenuta in una lettera inviata al Ministero dell’Istruzione da 50 insegnanti delle scuole dell’infanzia e maestre delle primarie della provincia di Sondrio, la più colpita a livello lombardo. Questi docenti, vinto il concorso, avevano ottenuto la nomina in ruolo in una provincia differente da quella di residenza: in Valtellina i posti disponibili si contano col lumicino. In attesa, da contratto nazionale, di poter chiedere il trasferimento dopo tre anni.

«Dall'Aprica a Sesto San Giovanni sono 156 chilometri – racconta Mara Corvi, educatrice d’asilo – impossibile farli in auto ogni giorno. Mi sono dovuta trasferire a Sesto». C’è chi fa la pendolare da Grosio a Erba perché a casa ha i figli da accudire. Sheila Scarpa di Talamona, a tempo indeterminato dal 2008, fino al 2013 ha insegnato ad Arcore, da allora a Besana Brianza. «Viaggiavo tutti i giorni: auto fino a Morbegno, poi due treni, Morbegno - Lecco e Lecco - Arcore. Quindi la bici fino alla scuola per 3 chilometri, con qualsiasi condizione atmosferica». Alla lettera il Ministero non ha mai risposto.

Nella stessa situazione ci sono migliaia di insegnanti in tutta Italia, come testimonia il gruppo Facebook “Docenti immobilizzati” (quasi 1.200 iscritti). Molti dal Sud, come Maria, «docente siciliana immessa in ruolo nel 2011 a Milano – posta – dopo un precariato di 9 anni a Novara. Mai ottenuto trasferimenti. Lontana dai miei cari». Anche Laura Attori lamenta di «essere entrata in ruolo nel 2005 nella primaria in provincia di Milano e da allora aspetto di essere trasferita nella provincia di Cosenza, dove vive la mia famiglia. Questo è un incubo per chi ha figli. Con la Buona Scuola, me lo scordo il trasferimento e forse è a rischio anche l’assegnazione provvisoria». Ovvero l’assegnazione annuale in una sede vicino a casa, per motivi di famiglia.

Ora il Governo Renzi regolarizzerà 148mila docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, provocando «l’improvvisa saturazione di tutti i posti disponibili – denunciano i “pendolari” valtellinesi – compresi quelli che sino a oggi sono stati destinati ogni anno ai trasferimenti». Gli «immobilizzati» non hanno «nulla contro l’immissione in ruolo dei precari, positiva e necessaria per la scuola italiana, ma temiamo di diventare l’ultima ruota del carro». A detrimento del «diritto dei lavoratori a trasferirsi» e dei «ricongiungimenti tra genitori e figli e tra coniugi». Da qui la richiesta di mantenere «il numero di posti riservato ogni anno per i trasferimenti e le assegnazioni provvisorie», da Contratto Collettivo nazionale.

luca.salvi@ilgiorno.net