BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Emergenza disturbi alimentari, tra i ragazzi nelle piazze virtuali: la prevenzione arriva sui social

Anoressia, bulimia e binge eating: diagnosi su del 30% in Lombardia, bimbe malate già a 10 anni Team di esperte e volontarie-testimonial: il progetto Peso Positivo usa i linguaggi dei giovani

Disturbi alimentari, sempre di più tra i giovanissimi

Disturbi alimentari, sempre di più tra i giovanissimi

Milano – Per combattere l’epidemia silenziosa hanno scelto Instagram, la ’piazza’ degli adolescenti, prime vittime dei disturbi alimentari. Cercano di aiutarli usando il loro mezzo di comunicazione preferito. Ma anche quello dei genitori che possono intervenire in caso di problemi. Per tutti un linguaggio semplice ed empatico. È la nuova frontiera della prevenzione di anoressia, bulimia e nuovi fenomeni come il binge eating, l’abbuffata, dietro ai quali c’è dolore e si rischia di morire.

Peso Positivo, il progetto nato da un fondo voluto con tutte le forze da Peppino Fumagalli, padre della Candy scomparso nel 2015, toccato dalla fine della figlia di un amico, porta avanti la battaglia in rete e ovunque ci sia bisogno di parlarne. "Non si può che chiamare così: da due anni le diagnosi sono aumentate del 30%, il Covid ha fatto da catalizzatore e la Lombardia guida la triste classifica", dice la responsabile del gruppo Claudia Grasso, nipote dell’imprenditore.

Claudia Grasso, promotrice di Io Peso Positivo
Claudia Grasso, promotrice di Io Peso Positivo

I dati sono chiari : nei primi anni Duemila le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300mila, oggi sono oltre 3 milioni. Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante i lockdown.

Quali sono le cause? Quale ruolo hanno giocato e stanno giocando i social media nell’immaginario degli adolescenti alle prese con il proprio corpo? E soprattutto, come si possono affrontare i disturbi del comportamento alimentare in modo sicuro? Di questo ne parleranno domani alla libreria Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano, le autrici di “Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari” Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta dell’Usl 1 dell’Umbria, e Raffaela Vanzetta, psicoterapeuta, coordinatrice del centro di prevenzione dei disturbi alimentari Infes a Bolzano, intervistate da Giulia Mir e Beatrice Mauri di Peso Positivo.

Beatrice e Giulia , ventenni entrambe uscite dal tunnel della malattia, per Peso Positivo curano sul web la pagina dei volontari, aiutate da "un team di 10 esperte fra psicologhe, psicoterapeute, biologhe e nutrizioniste dà il via libera a ogni messaggio pubblicato: le parole sono essenziali e possono contribuire a creare frustrazione o a ferire i giovani che leggono peggiorando le dinamiche che innescano un rapporto problematico con il cibo", spiega Grasso.

Questione di peso anche sul fronte della comunicazione, "per questo non lasciamo nulla al caso. Si sono moltiplicati i post che promettono un’immagine perfetta con venti minuti di allenamento al giorno, o elenchi di cibi e calorie che secondo gli autori fanno miracoli. Solo che poi non funzionano. Perché ciascuno ha il proprio metabolismo. Risultato: tanti ragazzi in crisi". Per combattere i falsi miti che "provocano gravi danni", Peso Positivo varca anche la soglia delle scuole e delle società sportive, e adesso delle aziende: "Andiamo in tutti i luoghi in cui ci sono mamme, papà ed educatori che grazie ad antenne ben alzate possono cogliere i primi segnali di difficoltà e lanciare l’allarme – sottolinea Grasso -. Non ci si deve illudere di poter fare da sé, il primo passo per uscirne è rivolgersi a un medico. E poi a uno psicologo e a un nutrizionista. I disturbi alimentari sono complessi e richiedono più figure. Noi la chiamiamo la ‘teoria dello sgabello’".

Sono i numeri che fanno paura. E un’età d’esordio sempre più precoce: "Dai 12-14 anni siamo passati a vedere casi a 10 anni con una frequenza che preoccupa e che riguarda sempre di più anche l’universo maschile. Sono proprio questi i temi sui quali siamo impegnati, noi non curiamo, richiamiamo l’attenzione sul problema, stiamo vicino a chi si trova ad affrontare il percorso di rinascita. Ci sono famiglie che rischiano di distruggersi. Offriamo strumenti a tutti, siamo una rete di salvataggio, che supporta gli esperti".