Milano – Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl contenente norme finalizzate a rendere più trasparente la beneficenza, il cosiddetto ddl Ferragni, con misure più stringenti anche per testimonial e influencer. Il ministro per le Imprese Adolfo Urso al termine del Cdm che ha approvato il disegno di legge di "quattro articoli" che adesso passa al Parlamento ha sottolineato che il disegno di legge "risponde ai principi di trasparenza che hanno sempre caratterizzato l'azione del nostro governo ed assicurare che l'informazione sia chiara e non ingannevole quando vengono commercializzati prodotti i cui proventi vadano ad iniziative solidaristiche", ha detto Urso in conferenza stampa. Tra le disposizioni, oltre a sanzioni fino a "50 mila euro", anche l'obbligo per i produttori "di riportare sulle confezioni le informazioni tra le quali l' importo destinato alla beneficenza se predeterminato", ha spiegato.
Cosa prevede
Il ddl stabilisce inoltre che produttori e professionisti comunichino all'Antitrust l'attivazione di questa attività promozionale e il termine entro cui è stato effettuato il versamento dell'importo. In caso di violazione sono previste sanzioni da 5mila a 50 mila euro e "il 50% ricavato delle eventuali sanzioni serva a iniziative solidaristiche" da stabilire con un successivo decreto, ha aggiunto Urso.
Il commento di Chiara Ferragni
"Sono lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo. Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative commerciali" ha commentato Chiara Ferragni.
Il presidente dell’Unione nazionale consumatori
"Ci riserviamo un giudizio finale una volta letto il testo, ma al momento permane il nostro parere negativo, anzi pessimo, sul disegno di legge sulla beneficenza che rischia di essere un passo indietro rispetto alla vigente normativa" ha fatto sapere il una nota il presidente dell'Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona.
“Le multe continuano a essere insignificanti, ridicole e soprattutto infinitamente inferiori a quelle che l'Antitrust può comminare oggi per pratica scorretta e che possono arrivare fino a 10 milioni”, prosegue. «Se nel testo si fa riferimento anche al Codice del consumo si tratta di un passo avanti rispetto alla prima bozza, un miglioramento che però sarebbe del tutto vanificato se l'Antitrust avesse il limite di poter intervenire per la sua violazione solo in caso di reiterata inottemperanza. Insomma, a titolo di esempio, nel caso della Ferragni se la norma fosse stata già vigente, la multa sarebbe stata di 50mila euro invece che di un milione. Un passo da gambero!», conclude Dona.