
La pandemia aveva spingo le famiglie a regolarizzare molte badanti, ora le cose stanno cambiando
La matematica non è un’opinione e i numeri non mentono. Ma veramente non ci sono più anziani da accudire? O forse mancano persone disponibili ad assisterli? Né l’uno né l’altro. Allora che è successo? Ce lo spiegano Alberto Gallas, titolare insieme al fratello Lorenzo di Gallas Group, agenzia nazionale leader in tutto il nord e centro Italia per il reclutamento di badanti e colf.
"Alle nostre agenzie le richieste per colf e badanti sono rimaste stabili, ma in effetti il dato nazionale parla chiaro – sostiene Alberto –. Posso tuttavia dire che il fabbisogno delle famiglie non è diminuito, anzi. Alcune dinamiche stanno tuttavia influendo sul numero di contratti e le relative regolarizzazioni. I dati dei tre anni precedenti erano stati caratterizzati dall’emergenza pandemica, che aveva contribuito ad accrescere le assunzioni".
Durante la pandemia da Covid-19 con annesso lockdown e impossibilità di frequentare chi non era un congiunto, ha spinto a regolarizzare molte badanti, che infatti tra il 2020 e il 2021 in Lombardia erano aumentate di 8mila unità e di 25mila in Italia. Terminati l’emergenza e i blocchi molti contratti non sono stati rinnovati.
“In ogni caso anche l’aumento generale dei prezzi e gli aumenti in busta paga per le badanti sono fattori che hanno in parte destabilizzato il settore – sottolinea il contitolare di Gallas Group –. L’inflazione ha infatti bruciato una parte consistente del potere d’acquisto di molte famiglie: alcune, di conseguenza, hanno dovuto ridurre i costi e fra questi, evidentemente, anche quello per le collaboratrici familiari. Da non trascurare nemmeno l’aumento delle retribuzioni per le lavoratrici, che forse ha disincentivato, in parte, il mercato delle assunzioni, ed il bonus promesso più volte dal Governo che ad oggi non è ancora stato erogato".
Ci sarebbe insomma più sommerso, incentivato o comunque in parte motivato da rincari, inflazione che galoppa e mancanza di agevolazioni fiscali. "Il nero oltre a rappresentare una cattiva abitudine nazionale da estirpare, è anche un rischio potenziale per le famiglie che si ritrovano in casa personale non verificato e spesso senza la necessaria esperienza per operare in un settore così complesso", mette tuttavia in guardia Gallas. Che sollecita: "Servono interventi rapidi per aiutare le famiglie che vogliono assumere, altrimenti in futuro il calo potrebbe essere più marcato".