Nuovo Dpcm, dad anche in fascia arancione e gialla con 250 casi su 100mila abitanti

La decisione dalla cabina di regia Governo-Regioni. Misure di restrizione per le scuole. A decidere le strette saranno le Regioni

I dati della Dad

I dati della Dad

Roma - Scuole di ogni ordine e grado chiuse nelle zone rosse, quelle più colpite dal Covid. Non solo. Dalla cabina di regia di questa mattina con il premier Mario Draghi la decisione assunta sarebbe quella di chiudere le aule, e tenere i ragazzi a casa con la didattica a distanza, “anche nelle aree con 250 positivi ogni 100mila abitanti nell’aggregato settimanale o se ci sono situazione di allarme evidente e motivato”. E’ di fatto l’unica novità che verrà introdotta nel Dpcm che il premier Mario Draghi firmerà oggi. A decidere sui nuovi parametri saranno comunque i governatori delle singole Regioni.

La stretta solo sulla scuola

Non è prevalsa, dunque, la linea tenuta ieri al tavolo dai ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Elena Bonetti e dallo stesso Bianchi, ovvero chiudere anche altre realtà a rischio nelle zone ad alto contagio, ad esempio i centri commerciali. La stretta decisa sembra riguardare il solo mondo della scuola. La misura riguarderebbe sia nelle zone rosse che in quelle ad elevato rischio le scuole di ogni ordine e grado e non solo le scuole superiori. La soglia critica e’ dunque quella segnalata dal Cts, cioe’ di incidenza pari a 250 contagi ogni 100mila abitanti, ma su questo si vogliono acquisire i pareri delle regioni. Perche’ le regioni possano decidere per le chiusura e’ necessario che la soglia sia superata con continuita’ sulla base del rilevamento settimanale.

La vittoria delle Regioni

Il dpcm, probabilmente l'ultimo prima che Draghi passi ai decreti, prevede che possa essere disposta la chiusura anche in aree piu’ circoscritte dell’ambito regionale ma che presentano segnali di evidente rischio. Sembra dunque prevalere la linea avanzata da diversi governatori, il veneto Luca Zaia in testa, per allargare la stretta anche in altre zone a rischio, non circoscrivendola alle solo aree rosse. La decisione della cabina di regia, al centro del nuovo confronto che alle 12 avrà luogo con le regioni - presente anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi- si allinea inoltre al parere espresso dal Cts sulla questione. 

Il sostegno alle famiglie con congedi parentali

Il decreto “Sostegno“ a cui sta lavorando il governo, cosi’ si chiamera’ il quinto provvedimento Ristori finanziato da 32 miliardi di scostamento, conterra’ anche una proroga dei congedi parentali Covid retribuiti al 50% per i genitori che hanno i figli a casa impegnati nella didattica a distanza. La misura, scaduta il 31 dicembre 2020, costa circa 50 milioni di euro e potra’ essere richiesta per gli studenti fino a 14 anni. Una norma necessaria che l’esecutivo vuole riproporre alla luce dell’aumento dei contagi che ha gia’ spinto alcune regioni a chiudere le scuole.

Il rapporto sulla Dad

Mentre un rapporto di Save the Children spiega che gli studenti italiani si sono trovati a frequentare in presenza per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti (per esempio da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell'infanzia a Bari hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni), l'argomento della didattica a distanza resta terreno di scontro anche all'interno del Governo in vista del nuovo Dpcm, che entrerà in vigore il 6 marzo e che dovrebbe essere firmato oggi. 

Le divisioni nel Governo

Mentre sul fatto di chiudere tutte le scuole nelle zone rosse c'è accordo, ieri sera una riunione della cabina di regia è finita con un rinvio della decisione sul nodo da sciogliere, cioè cosa succede alle scuole nelle zone arancioni in caso di incidenza di 250 casi ogni 100mila abitanti, tema su cui una certa discrezionalità è nelle mani dei governatori. E per arrivare a una quadra si è scelto di fare un nuovo passaggio con le Regioni. 

Le divisioni tra ministri al tavolo, sostanzialmente, hanno visto la forzista Maria Stella Gelmini e il leghista Giancarlo Giorgetti dalla stessa parte. Mentre la renziana Elena Bonetti ha sposato la stessa linea di Bianchi, Speranza, Franceschini e Patuanelli, che ritengono che nel Dpcm debba essere scritto chiaramente che, se i negozi e le altre attività sono aperte, devono restare in presenza anche le scuole. Dunque, se si chiudono le scuole per motivi sanitari, allora  i governatori devono contestualmente bloccare negozi e e centri commerciali. Giorgetti e Gelmini, invece, vorrebbero che eventuali misure restrittive fossero circoscritte al mondo della scuola.  

Sul tema dei ristori, "siamo a lavoro per ripristinare gli strumenti per sostenere le famiglie,come i congedi parentali straordinari retribuiti e lo smart working" ha detto la ministra per la famiglia Elena Bonetti. Anche dalla scuola arriva un sostanziale ok alle chiusure in zona rossa: "La didattica non va necessariamente interrotta - ha detto il capo di Anp Antonello Giannelli - ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, significa che teniamo aperte le scuole per una questione di facciata".

Per arrivare a una quadra, si terrà oggi a mezzogiorno la cabina di regia tra Governo e Regioni. Parteciperà la ministra Mariastella Gelmini, il ministro Roberto Speranza e i governatori. Visto il nodo scuola sul tappeto dovrebbe partecipare anche il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi. Intanto si è concluso il vertice tra Draghi, i ministri e gli esperti del Cts.  

La posizione del Cts

"Il prof Miozzo, nostro coordinatore, è sempre stato favorevole, con il rispetto di protocolli rigidi e accurati, all'apertura delle scuole. Però è anche logico che si debba valutare con attenzione qual è l'evolversi della curva epidemiologica e con realismo, vedendo i dati, applicare misure diversificate a seconda della circolazione del virus". A dirlo in tv questa mattina è stato Massimo Antonelli, direttore dell'Unità di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, componente del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza Covid-19. "Il consiglio che abbiamo fornito come Cts è questo", ha ricordato: "Va bene tenere le scuole aperte nelle zone gialle, ma bisogna vedere anche come circola il virus in queste zone". E "tenere presente che noi idealmente vorremmo arrivare al minor numero di casi per 100mila abitanti nei 7 giorni, ma se questo dato è molto alto bisogna prendere in considerazione l'eventualità, per zone specifiche - ha ribadito l'esperto - di comportamenti diversi, con maggiore didattica in remoto. Dipende dalla curva epidemiologica e dalle decisioni che, in ragione della circolazione del virus, possono valutare anche gli amministratori locali. La situazione non è identica in tutto il Paese".

"La Dad sia l'ultima opzione sul tavolo"

"E' impensabile che si sacrifichi ancora una volta la didattica in presenza in una strategia di contenimento dei contagi che però prevede negozi e centri commerciali aperti. L'istruzione dei nostri figli non è un'attività che si può ristorare: la dad deve essere l'ultima opzione sul tavolo laddove tutto il resto è già stato chiuso". Così Gianluca Vacca, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura a Montecitorio. "Le varianti del virus hanno comprensibilmente prodotto un inasprimento delle misure sulla scuola nel nuovo Dpcm, prevedendone la chiusura in zona rossa per tutti gli ordini e gradi. Qui l'azione di Governo dovrà dimostrarsi efficace nel prevedere adeguati sostegni, come congedi e bonus baby sitter, per le famiglie. Nelle altre zone, però, chiudere non troverebbe giustificazione, a meno che non si parli di casi molto specifici e circoscritti". 

L'appello dei dirigenti lombardi

Intanto dal mondo della scuola si leva un invito a vaccinare insegnanti, dirigenti, personale. Una lettera aperta al governatore Attilio Fontana è stata inviata questa mattina dalla sezione Lombarda dell'Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola. Nella lettera si chiede "che si realizzino nel più breve tempo possibile le condizioni per procedere alla vaccinazione anti-Covid 19 di tutto il personale operante nelle istituzioni scolastiche della Lombardia. Non è infatti accettabile che le scorte del vaccino AstraZeneca restino inutilizzate, come è stato confermato da più voci autorevoli, come non è accettabile che la vaccinazione del personale scolastico sia stata già avviata e in alcuni casi conclusa in altre regioni e la Lombardia debba ancora rendere pubblico il proprio piano". 

Tutto questo avviene poi in una regione alle prese con zone rosse e una forte circolazione delle varianti. "Ricordo che il territorio regionale dal primo marzo è passato in zona arancione e che la provincia di Brescia e le realtà urbane di Bollate, Mede e Viggiù sono state costrette a sospendere di nuovo le attività didattiche in presenza a seguito dell’adozione di un lockdown temporaneo locale. Ricordo, inoltre, che il diffondersi di numerose varianti del virus ha aggravato la situazione epidemiologica, estendendo il contagio anche a fasce giovanili, e in alcuni casi infantili, a differenza di quanto accaduto durante la prima ondata pandemica. Questo significa che le scuole lombarde continueranno ad ospitare in presenza la totalità degli alunni della fascia 3-14 anni e dal 50 al 75 % della loro utenza studentesca a livello d’istruzione secondaria superiore in una situazione di grave esposizione al rischio, tale da assimilare il personale scolastico alle categorie di operatori maggiormente esposte e quindi da ritenere indispensabile un intervento che garantisca tutta la protezione necessaria". Nella lettera, il presidente lombardo Massimo Spinelli richiede massima visibilità: "Non possiamo accettare ulteriori indugi, che minerebbero la resistenza psicofisica del personale, già pesantemente provato da una situazione emergenziale protrattasi oltre ogni più pessimistica previsione".