
Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria
E' stato uno dei primi argomenti sul tavolo del nuovo governo Draghi, quello della produzione di vaccini anti-Covid in Italia. Per settimane il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha incontrato i referenti di Farmindustria e Aifa per tracciare le linee di un programma nazionale che consenta all'Italia di partecipare, in sinergia con i colossi del farmaco titolari dei brevetti, alla preparazione industriale dei vaccini che comprende varie fasi, dalla produzione vera e propria all'infialamento. All'orizzonte una sorta di polo pubblico-privato che consenta al nostro Paese di uscire dalla situazione di attuale "dipendenza" dall'estero, anche in vista di nuove emergenze future. Tante le manifestazioni di interesse arrivate dal settore industriale, sostenute dalla politica, ma numeri alla mano sono poche le realtà aziendali, come ci si immaginava, pronte ad entrare in azione. Per l'esattezza, quattro industrie: questo è il risultato dello screening di settore effettuato, primo passo necessario per conoscere la reale "potenza di fuoco" del Paese e calibrare un progetto credibile.
I bioreattori disponibili
"Con il Mise abbiamo scandagliato tutte le aziende d'Italia per trovare dei bioreattori che potessero essere compatibili, modificabili, poi abbiamo dato questo elenco al Mise, il ministro ha contattato le aziende e quattro di loro potrebbero essere in grado di produre vaccini contro il Covid-19 in tempi rapidi, entro l'inizio del prossimo anno". Lo ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, alla trasmissione 'L'imprenditore e gli altrì di UniCusano", facendo il punto sulla produzione dei vaccini in Italia. "Produrre vaccini . ha proseguito - non è come produrre un farmaco di sintesi chimica, questi sono prodotti biologici. Tutto il processo dura dai 4 ai 6 mesi, per alcuni vaccini si può arrivare anche ad un anno. Già ci sono un paio di vaccini che hanno una parte della produzione in Italia, ad Anagni". "Il nostro Paese - ha ricordato Scaccabarozzi che è anche il ceo italiano di Jannsen che produce il vaccino monodose Johnson&Johnson - da sempre ha partecipato alla corsa per la ricerca e alla produzione dei vaccini, lo stiamo vedendo anche con il tavolo strategico che è stato approntato dal ministro Giorgetti al Mise. Noi abbiamo una produzione molto importante per i vaccini di origine batterica. Per il Sars Cov2, che è un virus nuovo - ha concluso - ci vogliono macchine particolari, non ce ne sono molte nel mondo».