Negozi spariti e città deserte. L'allarme di Confcommercio

Solo nel 2021 si calcola la perdita di un quarto di hotel e ristoranti chiuderanno i battenti nei centri storici dei capoluoghi. La Lombardia: "Subito i risarcimenti per la zona rossa sbagliata"

Negozi chiusi a Corso Buenos Aires a Milano

Negozi chiusi a Corso Buenos Aires a Milano

Milano, 23 febbraio 2021 - Dal 2012 sono sparite oltre 77mila attività di commercio al dettaglio (-14%) e le città si stanno desertificando. A lanciare l'allarme è Confcommercio secondo cui nel 2021, solo nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e altre 10 città si registrerà per la prima volta da due decenni la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%). La simulazione Istat: Recovery farebbe aumentare il pil di 2,3 punti nel 2025, anche 275 mila occupati in più. Effetto diei lockdown prolungati e di un ritorno alla normalità che sembra ancora molto lontano. E la Lombradia ancora una volta sembra in cima alla lista delle regioni più penalizzate.

Zona rossa “sbagliata”

 “Ammonta a 440 milioni di euro il conto lombardo per ogni mese di zona gialla", spiegano ancora i vertici di Confcommercio Lombardia che ricordano: "Le imprese soffrono ancora; per questo ci aspettiamo risarcimenti adeguati e soprattutto veloci. Le imprese della ristorazione, 45.500 in Lombardia, strette nelle limitazioni di orario che impediscono di poter lavorare la sera, stanno perdendo il 30% del proprio fatturato. Un salasso che arriva, peraltro, dopo mesi di incertezze, chiusure e continui stop and go. E’ evidente che così sia difficile andare avanti. Stiamo parlando delle conseguenze della zona rossa imposta per errore in regione a gennaio: 600 milioni di euro che le imprese si aspettano vengano risarciti, senza se e senza ma".

Messaggio al nuovo Governo

“Ben vengano le dichiarazioni di intenti su risarcimenti immediati e contestuali alle chiusure; l’importante è che l’idea non resti solo sulla carta perché le imprese stanno ancora aspettando una parte dei ristori promessi e il risarcimento dei danni per le serrate ingiustificate”, rileva anocra Confcommercio Lombardia. Ricordiamo che siamo in attesa del decreto Ristori cinque e che all’appello mancano ancora risorse per le chiusure di Natale e per i danni subiti dalle imprese del comparto della montagna. Auspichiamo, quindi, che il nuovo Governo possa imprimere quella velocità che, fino ad oggi, a tutti gli effetti, è mancata”. “In gioco   è la tenuta del sistema commerciale delle nostre città, già in forte sofferenza se pensiamo che, solo nei centri storici di 120 medie città italiane, sono a rischio chiusura oltre 77 mila imprese. E come ha affermato il presidente Carlo Sangalli, "uno dei modi per fermare la desertificazione commerciale è proprio garantire il sostegno alle imprese più colpite dai lockdown”. “E’ necessario, inoltre – conclude Confcommercio Lombardia - che la comunicazione su eventuali restrizioni avvenga con tempestività e un giusto preavviso. Altrimenti le imprese subiscono un doppio danno: per le chiusure e gli annunci tardivi. Le imprese non possono continuare a subire serrate annunciate un giorno per l’altro”. 

In controtendenza

"In controtendenza alle drammatiche chiusure di  negozi nelle città è boom per i mercati contadini in crescita del 26% con quasi 1200 realtà aperte che contribuiscono a mantenere vivo il tessuto economico e sociale nelle aree urbane". E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Fondazione Campagna Amica a dieci anni dall'istituzione dei primi mercati con un sistema di regole più restrittivo rispetto alla legislazione nazionale da cui ha preso vita una rete presente in modo capillare in tutto il Paese. La crisi provocata dalla pandemia come evidenziato da Confcommercio, sottolinea la Coldiretti, "sta portando alla chiusura di molti  negozi tradizionali che oltre ad effetti su redditi e lavoro determina un impatto negativo con la riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell'intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale". Perché crescono i mercati agricoli? "A spingere la spesa nei farmers market dall'agricoltore è soprattutto la possibilità di trovare prodotti stagionali, a km zero e di qualità direttamente dagli agricoltori".  Una rete che, continua la Coldiretti, "ha svolto un ruolo positivo garantendo gli approvvigionamenti alimentari anche alle fasce piu' deboli della popolazione come gli anziani, grazie anche all'attivazione di servizi a domicilio. Senza dimenticare l'impegno per la solidarietà attraverso l'iniziativa la spesa sospesa nei mercati di Campagna Amica: nel 2020 sono oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici Made in Italy".