PAOLO GALLIANI
Cronaca

Covid, Gardaland si arrende: ci vediamo nel 2021

Riapertura e rilancio da giugno hanno funzionato, ma l’emergenza cancella gli eventi in calendario. Cassa per molti dei 230 dipendenti

L’ad Aldo Maria Vigevani annuncia la riapertura di Gardaland

Brescia, 31 ottobre 2020 -  C’ha provato , riuscendo in soli 4 mesi a ristabilire la gerarchia che lo vede, da sempre, al primissimo posto tra i parchi "wow" del Belpaese: 3 milioni di visitatori l’anno (quasi un terzo provenienti dalla Lombardia), praticamente un sesto di quelli che in Italia prendono d’assalto le cittadelle dello svago e dell’avventura simulata; e un giro d’affari (130 milioni nel 2019) che da solo vale quasi un terzo del totale di quello realizzato cumulativamente da tutti i parchi italiani. Tant’è. Alla fine, anche Gardaland ha dovuto arrendersi ad un’emergenza pandemica che non sembra rientrare. Come dire: l’ottimismo e la voglia di rinascita che lo scorso 13 giugno, dopo il primo lockdown, avevano salutato la riapertura del grande parco divertimenti, non sono bastati a risparmiare questo colosso del tempo libero che, da solo, procura un indotto impressionante su tutto il Benaco e sulle vicine province di Brescia, Mantova e Verona. Gardaland ha dunque chiuso i battenti, annullando così questo weekend e quello successivo che avrebbero tradizionalmente intercettato il pubblico legato ad Halloween.

Rinunciando all’evento Magic Winter e ai fine settimana di dicembre; azzerando l’attività abituale nel periodo delle feste natalizie. E annunciando un ritorno per il 2021 che, per fortuna – come ha spiegato l’amministratore delegato Aldo Maria Vigevani – lascia ben sperare, anno che dovrebbe regalare agli appassionati della Foresta Incantata, del Sea Life Aquarium e degli Adventure e Magic Hotel, una novità assoluta: quella del Legoland Water Park su cui il gioiello della holding internazionale Merlin Entertainments ha investito 20 milioni di euro e attualmente è in fase di ultimazione.

Decisione difficile. E pesante. Che vanamente, quest’estate, Gardaland aveva tentato di esorcizzare applicando un rassicurante e severo protocollo sanitario da 1 milione di euro, con misurazione delle temperatura agli ingressi, mascherine obbligatorie, schermi di protezione per gli addetti, barriere in plexiglas e sanificazioni ripetute delle attrazioni. E se l’anno che si avvia alla conclusione consegnerà ai bilanci un calo previsto di almeno il 50% degli ingressi, archivia anche una sensibile caduta dei livelli occupazionali: una perdita del 50% degli stagionali abitualmente utilizzati (un migliaio, oltre duecento dalla vicine province lombarde) e un ricorso inevitabile alla cassa integrazione per una parte dei dipendenti, in tutto 230.

Senza contare la stangata che il Covid-19 sta provocando sul territorio circostante, con un drastico abbattimento dell’indotto che Gardaland produce su oltre 3mila attività ricettive (alberghi, campeggi, ristoranti, etc.) sparse principalmente tra la sponda veronese e quella bresciana del lago. Decisamente un anno di apprezzabile resilienza. Comunque, da dimenticare.