La Danimarca e gli altri: quelli che dicono addio alle restrizioni Covid. E l'Italia?

Una serie di Paesi sta cambiando l'approccio nel trattamento del coronavirus: ecco perché hanno deciso di farlo

La Danimarca si appresta a cancellare tutte le restrizioni applicate alla popolazione per contenere la quarta ondata di Covid-19. Accadrà martedì 1 febbraio. Questo nonostante un numero di casi ancora consistente e in aumento fino a ieri, domenica 29 gennaio, sulla spinta della maggiore capacità di contagio della variante Omicron. La Danimarca, fra l'altro, è stato uno dei primi Paesi europei a fare conoscenza con la "sottovariante" Omicron 2, che una settimana fa era stata sequenziata già nel 50% dei casi di positività.

  1. Perché
  2. Approccio
  3. Altri Paesi
  4. Italia

Le ragioni dello stop

E allora perché le autorità di Copenaghen, a partire dal governo guidato dal primo ministro Mette Fredriksen, socialdemocratica, 44 anni, hanno deciso di revocare i provvedimenti varati con l'obiettivo di limitare i contagi? A convincere l'esecutivo della bontà della scelta sono stati, sostanzialmente, due dati: una presunta minore pericolosità della variante Omicron attualmente dominante (anche se su questo giudizio non tutti gli esperti sono d'accordo, dati anche studi scientifici ancora da completare sul punto) e, soprattutto, l'alto numero di persone immunizzate nella nazione della Sirenetta. 

In Danimarca, infatti, sono state somministrate 13,1 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19. E sono 4,72 milioni i danesi con ciclo vaccinale completato, l'81% della popolazione. Numeri che piazzano la Danimarca al secondo posto nell'Unione Europea per quanto riguarda la percentuale di immunizzazione della popolazione, dietro alla sola Malta (che, per altro, ha il "vantaggio" di avere dimensioni ridotte e quindi una maggiore facilità a organizzare una campagna vaccinale).

Approccio nordico

C'è da dire, poi, che la scelta danese conferma un approccio "liberal" in tema restrizioni già osservata in precedenti ondate. Il 10 settembre dell'anno scorso, infatti, aveva già detto addio una prima volta a tutte le restrizioni - mascherine al chiuso e limitazioni in ristoranti e altri locali pubblici - approvate nel tentativo di ridurre l'impatto dei contagi. E una decina di giorni prima era arrivato lo stop al green pass. Attenzione, però, approccio "liberal" non è sinonimo di atteggiamento lassista. Era stata la stessa Danimarca, per esempio, la prima nazione europea a introdurre la certificazione verde. E, quando la situazione sul fronte della diffusione della malattia si era fatta più difficile, il governo aveva tempestivamente reintrodotto le restrizioni.

Ora, però, sembra giunto il momento di una svolta definitiva. La premier Frederiksen ha detto che il Covid-19 non sarà più considerato una malattia "critica" per la società. "Siamo pronti per uscire dall'ombra del coronavirus - ha proseguito - Diciamo addio alle restrizioni per tornare alla vita che avevamo prima. La pandemia continua, ma abbiamo superato la fase critica". Stop, quindi, a mascherine al chiuso e alle limitazioni nei locali pubblici e nei luoghi di cultura e divertimento. Riapriranno anche le discoteche. 

Gli altri Paesi

Uno scenario simile sembra profilarsi in Gran Bretagna, seppure il governo non abbia ufficialmente dichiarato di voler trattare il Covid come una malattia non più "critica" per la società come avvenuto in Danimarca. Da giovedì scorso, il 27 gennaio, Boris Johnson ha messo nel cassetto il cosiddetto piano B, annullando l'obbligo di green pass e di mascherina in negozi e sui mezzi pubblici (oltre ai limiti alle visite nelle case di riposo e il ricorso massiccio allo smart working). E allo stesso modo i nostri vicini svizzeri si appresterebbero ad allentare le briglie sul fronte delle limitazioni. Due giorni fa il consigliere federale Alain Berset ha annunciato l'imminente addio agli obblighi di quarantena e telelavoro. Anche nella Confederazione l'aumento dei casi riconducibili alla diffusione della variante Omicron non avrebbe provocato un impatto sulle strutture sanitarie. Lo stop a quarantena e telelavoro potrebbe partire già dall'inizio della prossima settimana, il 2 febbraio.

E l'Italia?

Anche nel nostro Paese il Covid-19 sembra "segnare il passo". I numeri restano alti - ieri si sono registrati oltre 137mila nuovi casi - ma la curva è in discesa e grande parte degli indicatori è in miglioramento, RT in primis. Una situazione che ha riacceso le speranze di chi auspica un allentamento delle restrizioni, a partire dallo sgradito obbligo di utilizzo della mascherina all'aperto. Governo e Istituto superiore della sanità, però, vogliono andarci cauti, anche perché scottati da precedenti esperienze.

Lunedì, però, è in agenda un appuntamento importante. Dopo lo stop dell'attività politica dovuto alle elezioni del presidente della Repubblica, il consiglio dei ministri tornerà a riunirsi. Dovrebbe essere varato un nuovo decreto Covid, con la revisione del sistema delle zone a colori, come sollecitato da numerose Regioni (rimarrà solo la zona rossa da imporre in aree circoscritte, in caso di chiaro peggioramento della situazione?) e potrebbe essere revocato l'obbligo di mascherine all'aperto. Sembra destinato a durare ancora a lungo, invece, l'obbligo di green pass per l'accesso a numerosi luoghi e per il lavoro. Dal lunedì 1 febbraio, poi, scatteranno le multe per gli over 50 che rifiutano di vaccinarsi, provvedimento annunciato nel momento in cui è stato imposto l'obbligo di immunizzazione agli italiani che hanno superato questa soglia di età.