Percezione della corruzione: Italia peggio del Rwanda

Nella graduatoria annuale della ong Transparency International il nostro Paese scivola di un posto: "Ora il focus è sulla gestione dei fondi europei"

La mappa dell'indice di corruzione

La mappa dell'indice di corruzione

Milano, 28 gennaio 2021 - Che percezione hanno gli italiani del livello di corruzione nel nostro Paese? Non buono, è noto. Ma non è solo una sensazione: la ong Transparency International pubblica ogni anno una classifica dell'Indice di Percezione della Corruzione (Cpi) nel mondo e l'Italia si piazza sempre in posizioni non propriamente lusinghiere. L'ultimo report, presentato oggi, vede l'Italia al 52esimo posto su 180 (insieme ad Arabia Saudita, Malta, Mauritius, Grenada), dopo il Rwanda, perdendo un posto in graduatoria rispetto al 2019, pur mantenendo il punteggio (53). Un campanello d'allarme, segnala l'organizzazione, secondo la quale "la gestione dei fondi europei per la ripresa imporrà maggiore attenzione verso il fenomeno al fine di impedire che si mettano a rischio i risultati nella lotta alla corruzione".

L'Indice segna, infatti, "un rallentamento del trend" positivo che aveva visto l'Italia guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019, pur confermandola al 20simo posto tra i 27 Paesi membri dell'Unione Europea. Transparency International ha stilato la classifica sulla scorta del livello di corruzione percepita nel settore pubblico. Danimarca e Nuova Zelanda continuano ad attestarsi tra i Paesi più virtuosi, con un punteggio di 88. In fondo alla classifica, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 14, 12 e 12. 

Negli ultimi anni, ricorda Trasparency, l'Italia ha compiuto significativi progressi nella lotta alla corruzione: ha introdotto il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, ha approvato una disciplina a tutela dei whistleblower, ha reso più trasparenti i finanziamenti alla politica e, con la legge anticorruzione del 2019, ha inasprito le pene previste per taluni reati. "Le sfide poste dall'emergenza Covid-19 - segnala l'organizzazione - possono mettere a rischio gli importanti risultati conseguiti se si dovesse abbassare l'attenzione verso il fenomeno e non venissero previsti e attuati i giusti presidi di trasparenza e anticorruzione, in particolare per quanto riguarda la gestione dei fondi stanziati dall'Europa per la ripresa economica".