Gallera: "Virus, campagna d’odio contro la Lombardia"

L’assessore al Welfare: tre mesi in trincea, attacchi strumentali. E l’inchiesta sull’ospedale in Fiera è paradossale

Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare della Regione Lombardia

Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare della Regione Lombardia

Milano, 22 maggio 2020 - L'inchiesta della Procura di Milano sull’ospedale in Fiera, il dolore delle famiglie per i morti al Pio Albergo Trivulzio e un attacco politico alla sanità lombarda così acceso da costringere, ieri mattina, il presidente della Camera a sospendere la seduta. "Che amarezza", si lascia sfuggire Giulio Gallera, in una rara pausa tra i vertici e le riunioni che si susseguono a Palazzo Lombardia. A novanta giorni dall’inizio dell’emergenza Covid e dalla creazione della zona rossa nel Lodigiano la guardia resta altissima; le polemiche pure. "In tre mesi - confessa l’assessore regionale al Welfare - non ho staccato che per un giorno e mezzo. E c’è ancora tanto da fare. Anche per non trovarsi impreparati a una nuova ondata".

Arriverà? "Spero di no. Stiamo operando per scongiurarla. Il numero di persone che si ammalano gravemente è sceso; segno, anche, che il virus è meno potente. E comunque dovessimo registrare una ricaduta sapremmo come affrontarla"

Le politiche sanitarie della Lombardia sono nel mirino dei partiti che sostengono il governo. L’accusa è di aver operato tagli ai posti letto per anni. "Tagli e contrazioni si sono avuti in Lombardia come nel resto d’Italia. Ci è stata ridotta la possibilità di assumere personale, di finanziare borse di studio per i medici, di incrementare i posti letto. Ne abbiamo tre ogni mille abitanti: il massimo oggi consentito. Il modello Lombardia, che molti criticano, ha consentito di salvare migliaia di vite. A febbraio e marzo, quando gli ospedali rischiavano il collasso, la sinergia pubblico-privato ha permesso di portare da 800 a 1.800 i posti in terapia intensiva e da 1.000 a 12.000 quelli in pneumologia".

Sull’ospedale in Fiera, dopo le polemiche, è arrivata anche un’inchiesta giudiziaria. "Una vicenda paradossale. Abbiamo deciso di creare quella struttura, per altro senza soldi pubblici, il 7 marzo, quando la curva dei contagi sembrava salire senza sosta. Ci chiedevamo: che succederà se l’onda della bomba atomica scoppiata a Lodi e Bergamo arriverà a Milano? La curva poi, per fortuna, è scesa. Ma se fosse successo il contrario e noi non avessimo allestito quell’ospedale oggi saremmo attaccati allo stesso modo, ma per motivi opposti. È ovvio che l’attacco è strumentale".

Cioè? "Si attacca, per motivi politici, chi negli anni ha dimostrato di saper fare. È una campagna orchestrata artatamente. Non a caso sul governatore emiliano Bonaccini, che spende 26 milioni di fondi pubblici per un ospedale d’emergenza, nessuno fiata".

La gente si chiede perché si sia tardato tanto con i tamponi. "Quanto avvenuto in Lombardia è imparagonabile a quanto registrato nelle altre regioni. Fatta salva forse l’Emilia, per la situazione di Piacenza. Siamo la regione che ha fatto più tamponi. Per la precisione, oltre 600.000. Avendo avuto moltissimi malati abbiamo dovuto selezionare le persone a cui farli. Anche perché i reagenti necessari scarseggiavano, ed è questo il vero tema".

Si spieghi. "Lo Stato avrebbe dovuto distribuire alle Regioni tutto il necessario per fronteggiare la pandemia. I reagenti per i tamponi, appunto, e poi le mascherine, i guanti, i disinfettanti. Invece non arrivava nulla. E quando le mascherine sono arrivate qui da noi non erano omologate".

Colpa della burocrazia, dicono a Roma. O degli speculatori, accusa il governo. "Io ho di fronte agli occhi l’immagine del ministro degli Esteri che, il 15 febbraio, presenziava all’invio di tonnellate di mascherine e gel in Cina. Il 20 l’emergenza scoppiava in Lombardia, e per noi non c’era nulla".

Come sono i suoi rapporti col governo? "Col ministro Roberto Speranza e col viceministro Pierpaolo Sileri sicuramente molto buoni. Col resto del governo purtroppo non altrettanto. Io ho sempre cercato un rapporto istituzionale ed è stato complicato".

Un errore di cui si pente? "Sono stati momenti difficili, bisognava decidere con velocità. Perché l’obiettivo unico era salvare vite umane. Se avessi consultato una coppia di giuristi al momento di scrivere ogni delibera forse registrerei oggi meno attacchi e critiche, di certo però avremmo salvato meno vite".

Alla luce di quanto successo all’Organizzazione mondiale della Sanità oggi seguirebbe così pedissequamente le sue istruzioni? "In questi mesi il grande problema è stata proprio la scienza. Le cui indicazioni si sono rivelate spesso lacunose e a volte addirittura contraddittorie".

Sulle Rsa chi ha sbagliato? "Dal 23 febbraio abbiamo comunicato quali misure andavano prese per garantire la sicurezza di pazienti e operatori. Le linee guida sono chiare. Spettava alle singole strutture organizzarsi per rispettarle. Il problema, ancora una volta, è che mascherine e altri dispositivi erano introvabili".

C’è polemica anche sui test sierologici. Alimentano grande aspettativa. Eppure Regione Lombardia è prudente. "Stiamo vivendo la prima pandemia dell’era della globalizzazione. Tutti cercano certezze. E magari una patente di immunità. Purtroppo non è possibile averla. Il test sierologico può essere fuorviante. Si può avere gli anticorpi ed essere ancora positivi; oppure non avere gli anticorpi ma avere il virus in incubazione. La corsa al sierologico non ha alcun valore autodiagnostico. Serve solo a livello statistico".

Il vero pericolo, sembra di capire, restano gli asintomatici. Cosa si sta facendo? "Con l’avvio della Fase 2 e dopo i risultati conseguiti con il lockdown sul fronte del contagio abbiamo deciso alcune misure. Per esempio rendendo obbligatoria la misurazione della febbre nei luoghi di lavoro. Chi ha 37,5 gradi di temperatura finisce in isolamento, come pure chiunque abbia avuto contatti stretti con lui. Poi lui e gli altri dovranno sottoporsi al tampone".

Assessore, lei oggi è un volto molto conosciuto. È un vantaggio dovendo fare politica o questa vicenda ha appannato la sua immagine? "Non penso mai alle prossime scadenze elettorali. Non ne ho il tempo. Da febbraio ci sono stati momenti difficili. Molti. Questa vicenda mi ha segnato. Sta montando una campagna d’odio. Stare qui a lavorare è l’unico modo per combatterla".