Coronavirus Lombardia, meno contagi ma si continua a morire. "Riaprire? Decide la scienza"

Ieri altre 231 vittime. La Regione: "Siamo ancora in Fase 1". Fontana: "Pazienti covid nelle Rsa perchè in ospedale non avevamo più posti per curarli"

Emergenza Coronavirus, un reparto di terapia intensiva (Foto Ansa)

Emergenza Coronavirus, un reparto di terapia intensiva (Foto Ansa)

Milano, 17 aprile 2020 - Si discute di "ripartenza in 4D", di graduale ritorno alla normalità, ma in Lombardia anche se i dati migliorano giorno dopo giorno si continua a morire: 231 decessi nelle 24 ore considerate dal bollettino diramato ieri dalla Regione, che fanno salire a 11.608 le vittime sul territorio dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Un numero quasi invariato rispetto alla giornata precedente, quando si erano registrati 235 morti. Ma il trend è in calo sul lungo periodo. "I dati vanno sempre valutati su più giorni – ha sottolienato il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala  – alcuni dati come quelli sulle dimissioni o sulle terapie intensive si possono giudicare come migliorativi ma abbiamo ancora tanti decessi. Dobbiamo quindi dire che siamo ancora in fase 1 e che più seguiamo le misure che ci siamo dati più riusciremo ad abbassare il tasso del contagio". E, di conseguenza, "prima scendiamo con il contagio prima entriamo nella fase 2".

Per questo, la data di una riapertura il 4 maggio non è ancora certa. "Io credo che come sempre si sia voluto interpretare in modo malevolo le decisioni: la condizione ineludibile per parlare di riaperture è che ci sia il via libera della scienza, degli esperti, di chi sa interpretare l'evoluzione epidemiologica: partiamo da questo presupposto, se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi", ha detto presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, a Mattino Cinque. E ha aggiunto: "Però allo stesso tempo la riapertura comporterà cambiamenti del modo di vivere e non possiamo mostrarci impreparati: nell'ipotesi in cui l'evoluzione virus andrà in modo positivo noi il 4 maggio dovremo essere pronti, dovremo essere aver previsto le condizioni che la riapertura non prescinda la sicurezza dei cittadini".

Fontana ha proseguito: "Io credo che domani ci sia la cabina di regia con il Governo (sulla fase 2, ndr) durante la quale si discuterà a livello nazionale di queste cose, io credo che ogni Regione debba presentare le proprie idee, che ci si debba confrontare". "E' la stessa cosa che avverrà oggi con il tavolo che ho convocato dove sederanno tutte le componenti della nostra regione, dai sindacati alle università. Qui ascolteremo i pareri e le esigenze di tutti e poi - ha speigato - faremo la sintesi. L'altro argomento su cui bisogna ragionare è quali sono gli interventi che Regione e Stato dovrà promuovere per consentire una ripresa economia, per dare spazio e fiato ad aziende e attività in gravi condizioni. Se non si inizia...".

Fontana: "Inchieste Rsa, sono sereno: proposta fu dei tecnici"

Il governatore ha parlato anche dei pazienti covid nelle case di riposo in Lombardia e ha spiegato che la scelta è stata dei tecnici della Regione. "Io aspetto con estrema serenità l'esito delle indagini, noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici: sono stati i nostri esperti a dire che a determinate condizioni, e cioè che esistessero reparti isolati dal resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati ai malati covid, la cosa si poteva fare. Le case di riposo che avevano queste condizioni hanno aderito alla proposta", ha detto. "Bisogna ricordare - ha aggiunto - che la scelta è stata fatta perché non avevamo più posti per curare gente in ospedale che non poteva restare a casa perché non riusciva a respirare e quindi doveva essere messa in terapia intensiva. Sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta e hanno valutato le proposte delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati". La responsabilità del controllo "è dell'Ats, che si è recata sul posto a valutare se ci fossero le condizioni o meno, infatti sono pochissime le case che hanno accettato".

Fontana: "Chiederò certezza sui test seriologici"

Sui test sierologici "chiederò la certezza". Lo ha sempredetto il governatore lombardo Attilio Fontana, in collegamento con Mattino Cinque. "Io non ho nessuna intenzione di correre dietro a test che vengono processati da laboratori che poi vengono chiusi per truffa. Io questo genere di illusione ai miei cittadini non la do", ha rimarcato Fontana.

L'emergenza non è finita

I casi positivi in Lombardia ieri sono saliti a quota 63.094, 941 in più. Nuovi casi quindi in aumento rispetto agli 827 dell’altroieri quando erano stati effettuati però meno tamponi, poco più di settemila rispetto ai 10.706 test di ieri. Crollano i ricoveri in ospedale (11.356), 687 in meno, a cui si aggiungono i pazienti in terapia intensiva, che sono arrivati a 1.032, 42 in meno rispetto all’altroieri. I dimessi sono arrivati a quota 18.396 (+541).  L’emergenza non è finita, e Fabrizio Sala ha ribadito l’appello a rispettare le regole e a "coprire naso e bocca quando si esce" nella regione dove il tasso di mobilità dei cittadini è risalito al 42% di un giorno normale.

I dati delle province

Resta sotto stretta osservazione la Città metropolitana di Milano - dove il contagio cala con più fatica rispetto ad altri territori - che ha raggiunto i 14.952 casi di coronavirus, 277 più dell’altroieri, quando l’incremento era stato di 325 persone infettate. Nei confini di Milano, invece, i contagi totali sono arrivati a 6.160, 102 in più rispetto alla rilevazione precedente, quando si era registrata una crescita di 144 unità. Nella provincia di Bergamo, solo per citare alcune delle zone più colpite, i casi di coronavirus ieri sono arrivati a quota 10.518. Rispetto al giorno precedente, la crescita è di 46 unità. A Brescia invece si sono accertati 168 nuovi casi e il totale è arrivato a 11.355. Più bassi i numeri delle altre province: a Monza e Brianza 3.932, + 54; a Pavia 3.390, +74. Le due province lombarde con la crescita di casi più bassa sono Sondrio (+5) e Lecco (+4).   

Mascherine già esaurite e troppi furbetti

Quasi non c’è stato il tempo di tirarle fuori dalle scatole. Esaurite in un amen, le 100mila mascherine gratuite anti contagio consegnate ieri alle edicole cittadine, parte della tranche di 3,6 milioni di pezzi messi a disposizione dalla Regione Lombardia per le Province (di cui 300mila al Comune di Milano e 100mila, appunto, alle edicole), il secondo lotto dopo il primo di oltre 3 milioni di pezzi destinati ai comuni lombardi. I giornalai raccontano di persone in coda già alle prime luci dell’alba, di altre mai viste prima in quartiere, di "furbetti" che con in tasca le esenzioni da reddito dei genitori anziani tentavano di fare il giro di più attività per fare incetta di protezioni per bocca e naso, sapendo che la priorità sarebbe stata data alle persone più bisognose.