Eni-Congo, la Procura chiede l’archiviazione del caso per l’ad Descalzi e gli altri

Il dirigente della compagnia petrolifera, la moglie e altre sei persone erano indagate per corruzione internazionali riqualificata a induzione a dare/promettere utilità

L'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi

L'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi

La Procura di Milano ha chiesto al giudice di archiviare l’indagine sul caso Eni-Congo in cui erano indagate otto persone, tra cui l’amministrazione delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. L’accusa, inizialmente, ipotizzava il reato di corruzione transnazionale, poi riqualificato a induzione a dare/promettere utilità e omessa comunicazione del conflitto d’interessi.

Tra gli indagati, oltre al dirigente della compagnia petrolifera italiana, c’erano sua moglie Marie Madeleine Ingoba, e Roberto Casula, Maria Paduano, Alexander Anthony Haly, Andrea Pulcini Gad Cohen e Ernest Akinmade Olufemi. Il procuratore della Repubblica Marcelo Viola ha ritenuto di chiedere l’archiviazione del caso dopo che il termine della prescrizione si è ridotto con la riqualificazione del reato.

“Il procedimento – si legge nel comunicato della Procura – riguarda l'ipotesi che Eni abbia ottenuto il rinnovo di alcuni permessi di sfruttamento petrolifero nella Repubblica del Congo a fronte di vantaggi di natura economica veicolati a favore di pubblici ufficiali congolesi mediante la cessione di quote minoritarie di partecipazione nei medesimi permessi di estrazione a società locali riconducibili a persone vicine ai pubblici ufficiali stessi”.

La riqualificazione della prima ipotesi di reato, anche in virtù di un accordo nel 2021 tra la Procura ed Eni, ha comportato “a riduzione del termine di prescrizione nel limite massimo di sette anni e sei mesi (attesa l'interruzione del termine conseguente all'interrogatorio di uno degli indagati) che maturerà, essendo l'ultimo degli eventi delittuosi stato commesso il 14 luglio 2015 e tenuto conto della sospensione di cui al D.L. n. 18/20 in materia di misure connesse all'emergenza Covid-19, il 18 marzo 2023”.