FEDERICA PACELLA
Cronaca

Case di riposo, miraggio per troppi in Lombardia: maxi liste d’attesa e costi proibitivi

Dopo la pandemia le persone che hanno presentato domanda sono aumentate fino al 33 per cento

Una casa di riposo

Con oltre 900 domande, la Rsa Arici Sega di Brescia è probabilmente un caso estremo di liste d’attesa, che rappresentano ancora un aspetto critico: nel biennio 2020/2021, a causa della pandemia, c’era stata una riduzione degli ingressi, per il blocco dei ricoveri nei mesi più critici e il danno di immagine che le strutture hanno subito in quanto si era identificato le Rsa come uno dei punti di causa dei decessi. Come rilevato nell’ultimo rapporto di Fnp Cisl Pensionati Lombardia, nel 2022 si è però registrato un incremento di oltre 2.000 domande (70.776 rispetto alle 68.323 del 2021), ricordando che una persona può aver fatto richiesta in più Rsa.

La situazione è diversificata nei territori lombardi: in cinque Ats (Brescia, Brianza, Insubria, Montagna e Valpadana) il numero delle persone in lista di attesa nel 2022 è aumentato dal 19 al 33%; mentre nelle altre restanti tre Ats è diminuito (da un minimo del 7% a un massimo del 34% in Ats Bergamo). Nel 2023, guardando i dati pubblicati dalle singole Ats, aggiornati a fine maggio o fine giugno (ad eccezione di Ats Pavia che, a ieri pomeriggio, aveva la pagina in aggiornamento e Ats Valpadana, dove per vedere i dati bisogna entrare nelle pagine dedicate alle singole strutture), si va da liste di attesa media (per struttura) di 108 domande in Ats Brescia o 181 in Ats Bergamo, con forti differenze, però tra i capoluoghi: a Brescia la media schizza a 274, a Bergamo scende a 127. Ats Bergamo spiega che le domande in coda sono 12.076, ma le persone 3.839.

"Abbiamo liste d’attesa infinite – spiega Giovanna Mantelli, segretaria Fnp Cisl Brescia, che da diversi anni segue le Rsa – anche se, per esperienza, bisogna togliere almeno un 30% dal totale delle domande, per i molti doppioni. Purtroppo non essendoci una gestione unica, le famiglie le provano tutte". Il dato che emerge anche dai confronti con strutture e Ats è la gravità delle condizioni in cui arrivano i pazienti in Rsa. "Sono casi sempre più gravi, che la famiglia non riesce più a gestire a domicilio – sottolinea Mantelli –. Dovrebbero essere riviste le scale Sosia, sulla base delle quali viene definita la gravità di una persona, ma è materia regionale".

Altro punto sono le tariffe. "In Lombardia i costi sono ripartiti al 50% tra famiglia e Regione, per cui i lombardi pagano il 10% in più delle altre regioni. Ma serve una forma diversa di contribuzione, perché arriverà il momento in cui le famiglie non possono più pagare". Secondo l’osservatorio, nel 2022 la retta minima giornaliera è stata di 65,55 euro rispetto ai 60,34 del 2018, ma con divergenze tra i 79 euro di Ats Milano e i 55 euro medi di Ats della Montagna.