
I numeri del settore
Milano, 1 maggio 2021 - "Quello del caporalato è un fenomeno che non ha risentito della pandemia e che potrebbe essere in aumento in un prossimo futuro. Tra bonus, piano nazionale di ripresa e resilienza, è attesa una serie di risorse. Permetteranno di dare vigore a un settore come quello dell’edilizia che su Milano e in Lombardia era già in ripresa dopo la stagnazione degli anni tra il 2012 e il 2017. Che aumentino i cantieri è un’ottima notizia, ma dobbiamo impegnarci ancora di più per i controlli". L’allarme viene lanciato dalla Fillea, il sindacato della Cgil dei lavoratori della filiera delle costruzioni. Caporalato, piaga antica ma pronta ad adeguarsi ai tempi. "Oggi - dice Ivan Comotti, segretario Fillea della Lombardia - WhatsApp è lo strumento di comunicazione più diffuso. Il caporale chiama o invia un messaggio al lavoratore di cui ha mantenuto il contatto. ‘Sei disponibile? Sì? Allora passo a prenderti’. Ci sono anche le liste in Whatsapp. Servono tre carpentieri a Loreto? Ne servono altrettanti in viale Toscana? Il caporale provvede". Non significa che i vecchi metodi di arruolamento e gli scenari tradizionali si siano annullati. "A Milano - precisa Katiuscia Calabretta, segretaria cittadina della Fillea - bastava andare verso le cinque o le sei del mattino in piazzale Lotto, in piazzale Loreto, in Maciachini, per vedere gruppi di disperati che aspettavano una offerta di lavoro. Il fenomeno non è scomparso del tutto. Se si va molto presto, può capitare ancora di vedere questi giovani. Sono sia italiani sia stranieri, come i caporali, del resto. Gli stranieri sono spesso egiziani o romeni. Alcuni vivono in comunità molto chiuse e non parlano italiano. È lì che il caporale trova facilmente. Molte volte si occupa anche dell’alloggio, delle pratiche per i permessi temporanei, di spedire a casa i guadagni, dei trasferimenti di città, anche del rientro nel paese d’origine dopo avere messo da parte un po’ di soldi. Il caporale diventa punto di riferimento, in grado di gestire il lavoro e anche la vita di decine di persone. Per fortuna, ci sono lavoratori stranieri perfettamente integrati. Alcuni, con contratto da dipendente, si specializzano: gli indiani sono impiegati come ferraioli, diversi egiziani sono riusciti negli anni ad avviare attività autonome". Oggi la filiera del lavoro è più articolata, meno diretta. Le imprese edili demandano, subappaltano. Il caporale è pronto a inserirsi. Accade così che il lavoratore scopra o siano le indagini a rivelarglielo di avere lavorato non per una impresa ma per la persona che l’ha arruolato oppure per una ditta fantasma. "C’è stato - ricorda Katiuscia Calabretta - il caso di un ragazzo egiziano. Smontava e rimontava i ponteggi. Si era comprato da solo il caschetto e le scarpe, ma non aveva l’imbrago. Lavorava per una impresa della Bergamasca. Il lavoro gli era stato commissionato da due uomini, uno italiano e l’altro egiziano. Quando è andato a cercare la ditta per parlare finalmente con il titolare, si è trovato in un ufficetto con presente solo una impiegata che faceva da centralinista per più aziende, compresa la sua". Può accadere che a essere abusivo sia il cantiere. "Il 16 marzo - dice Calabretta -, a Ceriano Laghetto, all’arrivo di due nostri funzionari, sono saltati subito all’occhio il cartello di cantiere l in bianco e lavoratori che si sono prontamente dileguati. Probabilmente erano in nero". "Se vai nei cantieri - dice Comotti - e chiedi alla gente per chi lavora ti senti rispondere con il nome di una persona, non con quello dell’azienda: non lo sanno".