ll blocco delle manifestazioni dei NoGreenPass è una scelta di democrazia

Le proteste autorizzate potranno continuare a svolgersi, così come i sit-in (meno impattanti sulle attività urbane), ma senza violare la libertà di impresa

La manifestazione di Torino che in luglio ha dato il via alle proteste

La manifestazione di Torino che in luglio ha dato il via alle proteste

Mattarella ha deciso: niente più manifestazioni non autorizzate nelle città. Da mesi i cortei non autorizzati dei No-Green Pass occupavano strade e piazze di Milano e altre città in Italia, danneggiando commercianti e ristoratori che avevano denunciato perdite milionarie. La vicenda aveva portato ad una discussione pubblica sull’equilibrio tra libertà di manifestazione dei No-Green Pass e diritto al lavoro dei commercianti. A pochi giorni dall’ultimo appello, lanciato da ConfCommercio Milano, il Presidente della Repubblica ha stabilito il divieto di manifestazioni non autorizzate, precisando che qualunque violazione alla normativa e agli accordi sarà punita. 

L’aumento dei contagi, anche a seguito delle manifestazioni, come nel caso di Trieste, e i danni ai commercianti hanno spinto il Viminale a prendere provvedimenti molto severi che hanno un merito: l’aver protetto la nostra democrazia. Le manifestazioni autorizzate, infatti, potranno continuare a svolgersi, così come i sit-in (meno impattanti sulle attività urbane), ma senza violare la libertà di impresa dei commercianti e la libertà di spostamento dei cittadini, messa a repentaglio per quindici weekend consecutivi in molte città (prima tra tutte, Milano) a seguito dell’introduzione del Green Pass.

 La democrazia funziona quando i poteri si bilanciano tra di loro, anche quando questi sono esterni all’ambito strettamente pubblico, ma rientrano tra gli istituti intermedi che le società sono in grado di sviluppare e promuovere, come le associazioni di categoria. Il ruolo di ConfCommercio Milano, l’associazione di categoria che per prima aveva denunciato i rischi derivanti dalle manifestazioni no-Green Pass, è stato, probabilmente, determinante. La scelta del Viminale è un atto di grande coraggio, ma rientra perfettamente nei meccanismi di una democrazia evoluta. 

Il peso di una sigla, di un istituto o di una figura pubblica si determina dalla capacità di intervenire sul processo di policy making. Per queste azioni servono legittimità, dati, influenza politica, capacità di organizzare e muovere il consenso. In un’epoca in cui alcuni politologi gridano al “pericolo influencer”, ovvero alla capacità di visibilità mediatica di alcune figure singole nell’orientare le politiche pubbliche, questa vicenda è una “rassicurazione”: il potere è un’altra cosa, e le democrazie, su questo, sono in ottima salute.