Covid, tampone fai da te autotest al via: cos'è, come si usa e quali sono i limiti

Con il fai da te partirà in automatico anche il periodo di isolamento

Tampone rapido in farmacia: in Emilia Romagna parte la campagna di screening (Foto Zani)

Tampone rapido in farmacia: in Emilia Romagna parte la campagna di screening (Foto Zani)

"Chi fa da sè fa per tre" recita un detto popolare. E anche nel caso del Covid-19 potrebbe rivelarsi molto utile per snellire le procedure burocratiche e alleggerire, per quanto possibile, il carico di lavoro delle strutture sanitarie sul territorio nazionale. La prima regione a fare da apripista, ovvero dove da mercoledì 19 gennaio sarà sperimentata la modalità dell'autotest per il Covid-19, è l'Emilia Romagna. Il sistema potrebbe presto estendersi ad altre regioni, anche se il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha espresso le proprie perplessità in merito. 

Cos'è l'autotest

L'autotest sul coronavirus si effettua somministrandosi in autonomia il test antigenico rapido nasale. In sostanza, è il tampone antigenico - ovvero il "lungo cotton fioc" da far "inerpicare" il più possibile su per il naso - che si acquista in farmacia, nei supermercati i n. Attenzione però: bisogna avere l'accortezza di non limitarsi a inserirlo di poco nel naso, ma avere il "coraggio" di arrivare abbastanza in alto per fare in modo che il test sia davvero valido. L'autotest può essere svolto solo da chi è vaccinato ed è asintomatico, ma ha il sospetto di essere positivo perché è entrato in contatto con un positivo. 

Come funziona

La persona asintomatica che ha già ricevuto la dose booster e che avesse la necessità di fare un tampone, perché teme di essere entrato in contatto con un positivo, può sottoporsi da solo, in casa propria, all'autotest. Può utilizzare uno dei test antigenici rapidi per il self-testing disponibili in farmacia, nei supermercati e nei negozi di vicinato. I test, per essere validi ai fini dell'autocertificazione, devono riportare il marchio CE seguito da un codice di 4 cifre che certifica che quel test è valido per l'uso a domicilio, senza assistenza da parte di un operatore sanitario. E il prodotto deve avere le istruzioni sulle modalità d'uso e sull'interpretazione del test anche in italiano, per garantire che sia valido sul nostro territorio. La procedura che segue si deve applicare solo in caso l'autotest riveli positività al Sars-cov2: dopo aver avuto il responso di positività al coronavirus, l'utente deve provvedere in autonomia a registrare i propri dati e a caricare quindi il verdetto di positività al coronavirus su un portale della Regione. A questo punto partirà in automatico il periodo di isolamento.

I limiti

Le perplessità in merito a questo nuovo "corso" sono diverse. E' indubbio, infatti, che il test di autoverifica della positività al Sars-cov2 porta con sè almeno tre ordini di problemi. Anzitutto come viene fatto il test antigenico: chi può certificare che sia stato svolto nel migliore dei modi e che quindi il risultato sia davvero valido? In secondo luogo, la buona fede dell'utente: come si può essere del tutto certi che l'utente positivo comunichi realmente di aver contratto il virus? Quest'ultimo quesito porta con sè un'altra domanda: i medici di base dovranno certificare la malattia per l'Inps e come potranno farlo in totale trasparenza se tutto questo si basa soltanto su un'autocertificazione? Inoltre, come si potrebbe agire in caso di falsi negativi? "Sappiamo che, in particolare per la variante Omicron, i test antigenici possono presentare falsi negativi. Però, ciò che è possibile soprattutto dal punto di vista pratico è l'idea di arrivare all'autotest. Credo che sia un "destino" quello di arrivare a chiedere, come già avviene in Emilia, a chi si è vaccinato con la terza dose, di andare oltre la responsabilità voluta e applicata vaccinandosi, perchè dovremo convivere con questo virus. È un qualcosa che dovremo fare anche nel futuro" ha spiegato il direttore sanitario dell'Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, a Sky.