Mascherine cinesi, Arcuri indagato per peculato

L'ex commissario all'emergenza aveva acquistato un lotto sprovvisto di certificazione

Domenico Arcuri

Domenico Arcuri

L'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma per peculato. L'accusa sarebbe contenuta nel fascicolo sulle forniture di mascherine cinesi. Il 24 febbraio scorso, per l'arrivo in Italia di una parte di queste mascherine senza certificazione, c'erano stati un arresto e quattro misure interdittive. Arcuri era stato sostituito dal premier Mario Draghi lo scorso 1° marzo: al suo posto il premier aveva nominato il generale Figliuolo.

L'indagine

Indagine sulle mascherine affidate dal commissario per l'Emergenza Covid Arcuri a tre consorzi cinesi per un valore di un miliardo e 250 milioni: ai domiciliari l'imprenditore-intermediario Jorge Edisson Solis San Andreas. I finanzieri del nucleo speciale di Polizia Valutaria, coordinati dalla Procura di Roma, che ha messo nel mirino la fornitura di 800 milioni di dispositivi di protezione individuale, stanno eseguendo una misura cautelare nei confronti di cinque persone: oltre al provvedimento notificato a Solis, gli arresti domiciliari, ci sono quattro interdittive per l'imprenditore Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi, Georges Fares Khouzam e Daniela Guarnieri. 

Il comitato d'affari

Giusto ieri erano uscite notizie che avevano dimostrato l'intenzione della procura di accelerare sul caso: quell'operazione svolta in piena emergenza, durante il primo lockdown, secondo gli investigatori aveva visto protagonista un "comitato d'affari" pronto a stringere un "lucroso patto (occulto)" con "una pubblica amministrazione". Questi personaggi avrebbero "messo a servizio del buon esito della complessa trattativa la propria specifica competenza, ricevendone tutti un lauto compenso per l'opera di mediazione compiuta".  Al centro degli accertamenti dei pm l'affidamento complessivo di un miliardo e 250 milioni fatto dal Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri a tre consorzi cinesi per l'acquisto di 800 milioni di mascherine avvenuto attraverso l'intermediazione di alcune imprese italiane. Otto le persone indagate tra cui l'imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una della società coinvolte nell'indagine, il giornalista, ora in aspettativa, Mario Benotti, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri e Jorge Edisson Solis San Andrea, per il quale oggi è scattato il provvedimento dei domiciliari. Nei loro confronti le accuse sono, a secondo delle posizioni, traffico di influenze illecite, riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione.

La difesa di Arcuri

"In merito a quanto riportato questa mattina dal quotidiano 'La Verita'' circa l'indagine sulle mascherine, l'amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri comunica "di non avere notizia di quanto riportato dal suddetto quotidiano". Arcuri, nonche' la struttura gia' preposta alla gestione dell'emergenza, "continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorita' inquirenti nonche' a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini".e.

Le intercettazioni

"Le intercettazioni hanno dimostrato l'esistenza di un accordo tra Andrea Vincenzo Tommasi e quello che quest'ultimo definisce il suo 'partner nell'affare delle mascherine', Daniele Guidi, nonché tra il duo Tommasi/Benotti e Jorge Solis, per la migliore conclusione dell'affare in discorso. Le conversazioni captate - scrivono i pm nel decreto urgente di sequestro - portano a ritenere che mentre Tommasi e Guidi hanno curato l'aspetto organizzativo e, in particolare, i numerosi voli aerei necessari per convogliare in Italia un quantitativo così ingente di dispositivi di protezione, compiendo i necessari investimenti, Jorge Solis sia stato in possesso del necessario contatto con la Cina e sia stato conoscitore delle specifiche del prodotto, tali da renderle funzionali all'uso".

Linea telefonica rovente

Per i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, "allo stato non vi è prova che gli atti della struttura commissariale siano stati compiuti dietro elargizione di corrispettivo". Nel decreto si fa riferimento a 1.282 contatti telefonici in cinque mesi intercorsi tra Benotti e il commissario straordinario Domenico Arcuri. "L'esame del traffico telefonico tra l'utenza in uso a Benotti e quella in uso ad Arcuri fa riferimento a chiamate - scrivono i pm di Roma nel loro provvedimento urgente - e sms avvenuti nel periodo che va dal gennaio al 6 maggio del 2020, con contatti giornalieri nei mesi di febbraio, marzo ed aprile: a conferma di un'azione di mediazione iniziata ben prima del 10 marzo".