Chi è Anita Likmeta, la regina delle startup uscita da +Europa per il presepe inclusivo

Dall’infanzia nelle campagne dell’Albania con il nonno fino alle dimissioni per gli “ammiccamenti ipocriti alla tradizione” del suo ex partito: la storia dell’imprenditrice digitale

Anita Likmeta e i presepi alternativi pubblicati da +Europa su Facebook

Anita Likmeta e i presepi alternativi pubblicati da +Europa su Facebook

"Se +Europa pensa di difendere la diversità con ammiccamenti ipocriti alla tradizione, io per il ruolo della Madonna lesbica non sono disponibile. Addio a Più Europa e buon suicidio politico (non assistito)!". Così, in un post su Facebook, Anita Likmeta, imprenditrice italiana nata in Albania, ha annunciato l'addio al suo partito, +Europa, che ha postato, sempre su Facebook, delle immagini di presepi che sono tutti in chiave di famiglia non tradizionale: uno con due Giuseppe e il Bambino, un altro con due Marie e il Bambino e uno con la sola Madonna e il Bambino (entrambi neri), a rappresentare una madre single. "Il bello delle tradizioni è che possono cambiare! Buone feste da +Europa", si legge nel post.

Chi è Anita Likmeta

Anita nasce a Durazzo, in Albania, negli anni del regime comunista di Enver Hoxha. La madre era una sarta specializzata nel ricamo e lavorava per una cooperativa statale, il padre un giovane studente di ingegneria a Tirana. Con un solo stipendio però, vivere in città non era facile. Le difficoltà economiche spingono a mandare la piccola Anita, a soli 8 mesi, a vivere con i nonni materni in campagna (a Rrubjekë, un distretto periferico a nord-est di Durazzo). Ed è proprio qui che si sviluppa un rapporto strettissimo con il nonno, una figura chiave per la crescita dell'ex Più Europa. Il nonno infatti era un convinto sostenitore dell’istruzione alle donne come motore per la rinascita e l’emancipazione collettiva dell’Albania.

Nell’agosto del ’91, con il paese in pieno caos dopo la caduta del regime, la mamma di Anita si imbarca sulla famosa nave Vlora, alla volta dell’Italia. La piccola riabbraccerà la madre solo da ragazzina, a 11 anni, quando dopo la fine della guerra civile, nel 1997, la raggiunge in Italia.

Il primo periodo nello Stivale lo passa in un piccolo paese nell’entroterra abruzzese, poi si trasferisce a Pescara, dove la madre si lancia nell'attività di sarta. Anita, probabilmente anche influenzata dalle idee sull'istruzione del nonno, appena arrivata in Italia si butta sui libri. Ottiene così varie borse di studio che le permettono di compiere un percorso di formazione al di sopra delle possibilità economiche della famiglia. Ottenuta la maturità classica, si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica “Corrado Pani”. Successivamente, si iscrive a Lettere e Filosofia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Nel 2011 si trasferisce a Parigi, dove scrive la tesi di laurea sulle relazioni tra Albania e Italia nel periodo che va dal 1922 al 1943.

Sempre a Parigi scopre la passione per lo story telling: inizia dietro a una cinepresa, dirigendo il documentario ”Il paradigma del caos”, ma presto passa alla penna. Nel 2013 infatti inizia a scrivere di immigrazione per Il Fatto Quotidiano. Dal 2014 al 2020 collabora con Huffpost Italia. Oggi si occupa di cultura ed esteri per TPI (The Post Internazionale). Ma la vera svolta la trova buttandosi nel mercato digitale. E come una vera imprenditrice nel giro di 10 anni diventa partner di varie startup di successo in ambito tech, fino a comparire, nel 2021, fra le “Inspiring 50” in Europa, ovvero le cinquanta donne più influenti nel mondo della tecnologia nel Vecchio Continente, secondo Il Corriere della Sera.