FEDERICO MAGNI
Cronaca

Tragedia sulle Alpi svizzere: "Erano attrezzati, basta bugie"

La rabbia delle guide alpine dopo la strage: "Tempesta fatale, nessun azzardo

Kalina Damyanova e Mario Castiglioni

Como, 4 maggio 2018 - «Mario ha scalato tre ottomila, è salito su montagne assai difficili in Patagonia. Faceva la guida alpina a tempo pieno dal 1992. Le ricostruzioni che stanno emergendo della tragedia che è avvenuta sull’Haute Route Chamonix-Zermatt sono ingenerose nei suoi confronti. È morto nel tentativo di salvare gli alpinisti rimasti bloccati nella bufera. È stato il primo a perdere la vita, proprio per cercare di portarli fuori da quella situazione». Lorenzo Naddei è una guida alpina milanese che da anni lavorava con Castiglioni. Non ci stanno gli amici di Mario Castiglioni scomparso insieme alla moglie Kalina Damyanova, Andrea Grigioni, di Lurate Caccivio, Elisabetta Paolucci, Marcello Alberti e Gabriella Bernardi. Le accuse lanciate da uno dei sopravvissuti del gruppo investito in pieno da una tremenda bufera, mentre si trovava ancora in quota fanno male e anche il “Collegio nazionale delle guide alpine” si è mobilitato per cercare di fare chiarezza su cosa possa essere accaduto durante la tappa della lunga traversata. 

«Il gruppo era perfettamente attrezzato per l’itinerario dal punto di vista dell’equipaggiamento, la guida alpina aveva con sé tutti i dispositivi necessari per la sicurezza, Gps, telefono satellitare e smartphone con carta topografica svizzera - spiegano le guide alpine del presidente Cesare Bianchi, smentendo così il sopravvissuto milanese che sostiene  di essere stato  l’unico munito di gps in quel momento -. Il gruppo guidato da Mario Castiglioni era partito dalla Cabane des Dix come da programma e nei tempi previsti per un regolare svolgimento della gita. Le condizioni della neve e le previsioni meteo permettevano di compiere il percorso. Le prospettive parlavano di un peggioramento meteo, ma comunque compatibile con il tempo necessario a coprire la tappa che di solito richiede circa 6 ore di marcia. Fino alle 9.30 circa le condizioni meteorologiche sono state buone, con ottima visibilità: nell’arco di pochi minuti è subentrata una tempesta molto violenta (temperature molto al di sotto dello zero e venti oltre i 100 chilometri orari)». 

A quel punto però tutto è precipitato improvvisamente.  «Vicino alla squadra di Mario Castiglioni si muoveva anche un gruppo di scialpinisti francesi, distanti da loro pochi metri. Si sono arrestati sopra una dorsale di roccette a 3.280 metri, nei pressi di un grosso “ometto di pietra” che è un punto di riferimento dell’itinerario dalla Cabane des Vignettes al Pigne d’Arolla. Lì li ha trovati il Soccorso alpino svizzero. «Mario aveva portato clienti lungo quell’itinerario decine di  volte, lo conosceva molto bene», conclude Naddei.