Allarme riserve idriche, il ritorno dell’inverno non cancella la siccità. La mappa

Viaggio nella Lombardia che ha sete. Il 2 marzo tavolo in Regione: accumuli d’acqua, manovre insufficienti

Il fiume Po in secca nella zona di Parma (Ansa)

Il fiume Po in secca nella zona di Parma (Ansa)

Torna l’inverno, con un abbassamento delle temperature. Ma l’arrivo di un’ondata di perturbazioni potrebbe non bastare a far girare un 2023 nato sotto il segno della siccità. Soprattutto in Lombardia, dove i corsi d’acqua sono già ai livelli (allarmanti) dell’estate. Per affrontare l’emergenza un nuovo tavolo si aprirà il 2 marzo, in Regione. "Abbiamo una situazione di grande difficoltà – spiega Massimo Sertori, assessore regionale alla Montagna, enti locali e piccoli Comuni – sia negli invasi idroelettrici che nei laghi. Gli interventi recenti sul reticolo idrico, con le manovre effettuate per cercare di accumulare acqua, non sono bastati". Dati alla mano, la stagione irrigua rischia di partire con il 60% delle riserve idriche in meno. Uno studio dell’Università degli studi di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima Cnr Isac di Bologna pubblicato su Nature Climate Change ha calcolato che, negli ultimi 50 anni, sulle Alpi si è perso il 5% di neve ogni 10 anni: si riduce così una delle principali riserve. "Occorre trovare sintesi tra i diversi interessi - conclude Sertori -. Senza piogge copiose, purtroppo, è facile ipotizzare una situazione di siccità anche quest’anno". Emblematico il caso del Garda, la cui acqua è usata per consumo idropotabile, agricoltura, turismo, navigazione, idroelettrico, oltre ad apportare il normale afflusso ai fiumi. Da tempo ormai il livello è stabile sui 45 metri sopra lo zero: l’acqua che manca, da ora in poi, può arrivare solo da piogge e disgelo della (poca) neve. Federica Pacella

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Le oasi del Milanese

Corsi d’acqua in secca, stagni delle Oasi anche, Naviglio Martesana asciutto causa lavori, livelli dell’Adda ai minimi storici, una primavera difficile per la fauna e l’avifauna d’acqua, «in trent’anni mai visto niente di simile»., dice Fabio Cologni, responsabile del Wwf Le Foppe di Trezzo e Vimercate. L’associazione gestisce nel Milanese le due oasi di Trezzo e una terza a Pozzuolo Martesana, da decenni una sentinella dello stato di salute dell’ambiente.  La situazione è drammatica? «La sofferenza c’è. Il primo flash è sugli stagni, in particolare alle Foppe di Trezzo, una perla del ripopolamento delle specie. Il livello d’acqua si abbassa a vista d’occhio; l’acqua, letteralmente, scompare. Se non piove adeguatamente, prevedo danni gravi. Abbiamo avuto già un assaggio molto serio l’estate scorsa».  Come sta il Naviglio Martesana, in asciutta totale su più tratti ormai da mesi?  «Lo monitoriamo. L’asciutta è totale, si spiega, per lavori in corso. Ma la mia personale opinione è che sia sempre possibile, investendo e ponendosi un obiettivo, realizzare interventi e lavori in modo diverso, e con meno danni per la natura. Anche il naviglio è un ecosistema. Il prosciugamento prolungato è un danno per i pesci, per l’avifauna, per la vegetazione in alveo».  Si dice che la natura riesca sempre ad ‘autocurarsi’.  «Abbiamo sotto gli occhi la risposta: non è così. Siamo già di fronte a danni irreparabili e perpetuiamo gli errori che ci hanno condotto a questo punto».   Monica Autunno

 

​​In Brianza

«Il grano? È giallino. I piselli e le fave appena seminati hanno già sete». Giuliano Fumagalli, 57 anni, terza generazione di agricoltori, proprietario di Agrifoppa, la storica cascina con 70 ettari di terra a Vimercate, in Brianza, non ha dubbi: un altro anno come il 2022 e metà delle aziende «saranno spazzate via dalla siccità».  Anche la sua? «Sicuramente. L’anno scorso ho perso l’80% del raccolto, sono rimasto a galla dando fondo ai miei risparmi. Ora le premesse sono le stesse, potrei cavarmela solo indebitandomi. Ma se poi i risultati non arrivassero, come pagherei i prestiti?». Dalla sua azienda esce la Patata di Oreno, prodotto di Qualità a marchio regionale.  «Usciva. La coltivazione è bruciata. Per salvare il mio ‘core business’ ho chiesto a Provincia e Regione di aprire un pozzo. Ma non credo che la risposta arriverà in tempo per salvare il salvabile».  Sta dicendo che dovete lottare con il bollettino meteo e anche con la burocrazia?  «Esatto. I permessi ci mettono anche 18 mesi. Vale lo stesso per gli aiuti. Ho appena presentato istanza di risarcimento per le perdite 2022. Ma sono pratiche lunghe e il tempo non gioca a nostro favore».  Cosa dicono le previsioni?  «Neve per lunedì. Magari. I bacini avrebbero un po’ di scorta. Qui non ci sono canali, possiamo sperare solo nel cielo. Il Villoresi comincia ad Agrate, ma serve il Sud e noi siamo a Nord».   Barbara Calderola

Nella Bassa Pavese

«Ho 56 anni e in tutta la mia vita non ho mai visto il Po in una situazione simile in questo periodo dell’anno». Mauro Bassanini, consigliere comunale, agricoltore e presidente del gruppo promotore Alberone e Bosco è incredulo. «Alla località Gabbiane, quella in cui l’anno scorso era riaffiorata una frazione sommersa ci sono 72 centimetri d’acqua - aggiunge -, alla confluenza del Lambro 50 e le sorgive sono in difficoltà, la portata d’acqua è la metà rispetto al solito».  Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’agricoltura e le semine che si effettuano in questo periodo. Come sta andando?  «L’anno scorso è stato difficile a causa della siccità, questa stagione potrebbe essere anche peggio per i raccolti. Non è nevicato molto, è piovuto poco e così il problema più grave riguarda la falda dalla quale si è continuato a prelevare. Adesso se la falda non verrà rimpinguata, la situazione nel Basso Pavese sarà drammatica. Siamo davvero preoccupati».  Nella zona tra spiagge molto grandi che si sono formate e il grande fiume ai minimi storici, il panorama è molto diverso da quello sabituale...  «La roggia Cusani è in asciutta per lavori, il Sillaro ha 30 centimetri d’acqua, la zona del colatore reale si può quasi attraversare a piedi cosa che non era mai accaduta prima. Spero si intervenga presto».  Nel frattempo, i pochi resti della frazione sommersa che sono rimasti in acqua stanno di nuovo spuntando, mentre gli altri sono stati rimossi nei mesi scorsi.   Manuela Marziani