Accordo fiscale per i frontalieri: il primo sì è a palazzo Madama

Per gli attuali lavoratori non cambierà nulla e continueranno a pagare le tasse esclusivamente in Svizzera

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Ai frontalieri verrà garantito un bonus fiscale aggiuntivo di 2.

Dopo anni di attesa e infiniti ripensamenti finalmente la ratifica del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera in materia di frontalieri è approdato nell’aula di Palazzo Madama, ottenendo il via libera grazie al voto di 142 senatori, uno solo dei quali si è espresso contro. «Finalmente, dopo due anni di lavoro in Commissione congiunta Esteri e Finanze, l’accordo è stato approvato in aula - è intervenuto il senatore Pd Alessandro Alfieri -. Per gli attuali lavoratori frontalieri non cambierà nulla, l’accordo consente a chi oggi è un lavoratore frontaliere di mantenere l’attuale regime fiscale fino al raggiungimento della pensione. Per i lavoratori che verranno assunti a partire dalla data di entrata in vigore del nuovo accordo, è prevista una tassazione dell’80% dell’imponibile in Svizzera che verrà portata in detrazione in Italia e dopo l’applicazione della franchigia si pagheranno le imposte in Italia con le aliquote vigenti".

Il nuovo accordo che per diventare legge deve superare l’esame della Camera prevede l’innalzamento della franchigia a 10mila euro per i frontalieri che pagano o pagheranno le tasse in Italia, garantendo un bonus fiscale aggiuntivo di 2.500 euro. Inoltre è prevista la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti dei lavoratori frontalieri; la non imponibilità degli assegni familiari erogati in Svizzera. Si è pensato anche ai Comuni che non potranno più contare sui ristorni, ma avranno le stesse risorse attraverso un Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine Italo-elvetiche.

Per gli attuali frontalieri non cambierà nulla e continueranno a pagare le tasse esclusivamente in Svizzera, anche in caso di periodi di disoccupazione e cambiamento del posto di lavoro. Proprio ieri molti di loro che negli ultimi due anni, da quando era scoppiata l’emergenza Covid, si erano avvalsi del telelavoro sono dovuti tornare in uffici per il mancato rinnovo dell’accordo tra i due Stati. "Ieri in Senato si è votato anche un ordine del giorno che impegna il Governo a sottoscrivere quanto prima un nuovo accordo amiche in materia di smartworking - sottolinea il sindacato svizzero dei frontalieri Ocst - Speriamo che i negoziati possano riprendere al più presto".