PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Quintano, mensa fai da te: la causa è servita

Studenti isolati dai compagni: famiglie al Tar contro la scuola

Mensa scolastica (Archivio)

Quintano (Cremona), 3 agosto 2019 - La guerra della mensa fai da te continua e finisce sotto la lente del tribunale amministrativo di Brescia. Udienza, il 4 settembre: da una parte, la dirigente scolastica di Trescore Cremasco, Albertina Ricciardi, responsabile anche degli istituti di Pieranica e Quintano; dall’altra i genitori che aderiscono al progetto dell’associazione Buon cibo, che consente di portare il pasto da casa. Mamme e papà vorrebbero che i loro figli, una ventina, possano pranzare insieme ai compagni che aderiscono alla mensa scolastica, ma la dirigente scolastica ha detto no.

Il contenzioso nasce un paio di anni fa, quando la scuola raccoglie le adesioni per la mensa scolastica. Il prezzo del pasto è elevato - 150 euro al mese - per l’esiguo numero di iscritti, soltanto 6. Alcuni genitori, allora, si riuniscono e trovano un’alternativa: una ventina di bambini mangerà nei locali dell’ex mensa messi a disposizione dalla parrocchia al costo di 5 euro a pasto, confezionato da un negozio di Quintano, Radice quadra. E c’è una novità: tutti i pasti serviti sono a menù vegetariano. Infine, c’è da sottolineare che alla mensa del Comune sono iscritti solo cinque bambini: troppo pochi per far partire il servizio. La soluzione genera però una guerra intestina. Dapprima il sindaco Valter Raimondi non concede lo scuolabus per portare i bambini alla mensa e poi di nuovo a scuola. I genitori si organizzano e provvedono. Poi ci si appella contro il cibo vegetariano e i genitori rispondono di nuovo mostrando il regolamento che consente questi alimenti. Infine, parte anche la mensa scolastica, che riesce a mettere insieme un numero sufficiente di ragazzi. Trascorso il primo anno positivamente, si passa a un nuovo anno, con alcune modifiche: i rappresentanti del Buon cibo prevedono la consumazione a scuola del pasto portato da casa, una novità assoluta per Quintano e Pieranica, che mira a combinare un costo sostenibile per le famiglie senza tralasciare la qualità del prodotto. Inoltre i rappresentanti del Buon cibo chiedono che i pasti vengano consumati nella stessa mensa da tutti i ragazzi. La richiesta viene respinta dalla dirigente e i responsabili del Buon cibo ricorrono al Tar, assistiti dall’avvocato torinese Giorgio Vecchione.

Nel frattempo arriva la sentenza della Cassazione che vieta, nelle mense scolastiche, il pasto portato da casa. I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che «un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile». E ancora, che «la gestione del servizio di refezione è rimessa all’autonomia organizzativa delle scuole». Ma la presidente di Buon cibo, Veronica Delcarro, tira dritto: «L’associazione è dalla parte delle famiglie e delle loro ragioni, per la libertà di poter scegliere. Non dimentichiamo che tutti i 27 ricorsi presentati dai genitori sono stati vinti».