Fatture false e riciclaggio: maxi operazione tra Brescia e Cremona, dodici arresti e sequestri per 15 milioni

Al centro dell’associazione per delinquere ci sarebbe un imprenditore edile di Rudiano

In campo la Guardia di Finanza con perquisizioni e sequestri (foto di archivio)

In campo la Guardia di Finanza con perquisizioni e sequestri (foto di archivio)

Brescia – Beni per 15 milioni sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Cremona, nell'ambito di un'operazione che ha portato alla scoperta di fatture false per 61 milioni, crediti fittizi per 7 milioni e attività di riciclaggio per 5 milioni. Arrestati i responsabili. Ventiquattro società e dodici persone fisiche sono al centro di un’operazione in corso in queste ore nel Nord Italia da parte della Guardia di Finanza di Cremona in collaborazione con i Comandi Provinciali di Brescia, Bergamo, Padova, Verona, Bolzano, Treviso ed il Reparto Operativo Aeronavale di Como. A seguito di complesse indagini su un giro di fatture false e riciclaggio, coordinate dai sostituti procuratori della Procura della Repubblica di Brescia, Benedetta Callea e Carlotta Bernardini, i finanzieri stanno  eseguendo arresti e sequestri.

In particolare, per le dodici persone fisiche le misure cautelari prevedono la custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari  oltre che misure interdittive del divieto di esercitare attività imprenditoriale.

Le indagini

Secondo quanto emerso dalle indagini, esisterebbe un'associazione per delinquere costituita da un imprenditore edile di Rudiano (Brescia) operante attraverso un ufficio "occulto" a Urago d'Oglio. L'associazione avrebbe gestito una fitta rete di società intestate a "prestanome" compiacenti, aventi sedi presso indirizzi inesistenti e inserite in un complesso sistema di frode che vedeva imprese dedite all'emissione di fatture per operazioni inesistenti, altre realmente operanti con alle dipendenze centinaia di operai edili i cui contributi previdenziali e le ritenute Irpef venivano versate in frode all'Erario attraverso la compensazione con i crediti Iva inesistenti artatamente creati con l'utilizzo delle fatture false, mentre altre società erano appositamente costituite per riciclare i proventi illeciti accumulati.

La struttura 

L'attività investigativa ha preso il via da alcune verifiche fiscali eseguite a carico di società della provincia cremonese e si è sviluppata attraverso mirati approfondimenti. L’organizzazione criminale operava tra le province di Cremona, Brescia, Bergamo e Verona; un sodalizio che dal 2018 in avanti si era strutturato per la perpetrazione dei gravissimi illeciti economico-finanziari. Ciascun appartenente al gruppo criminale avrebbe avuto compiti specifici e distinti dagli altri sodali, ma tutti agli ordini dell'imprenditore di Rudiano quale capo dell'associazione a delinquere e reale titolare di tutte le imprese.

Una donna di Campagnola Cremasca avrebbe lavorato presso un ufficio occulto ad Antegnate, addetta alla gestione dei conti correnti intestati alle 21 imprese coinvolte mediante utilizzo delle credenziali informatiche dei numerosi "prestanome", eseguendo poi, sulla base degli ordini ricevuti, le operazioni di riciclaggio consistenti nel trasferimento alla società immobiliare cremonese del gruppo di 1,6 milioni di euro, di 200.000 euro ad altra società del gruppo creata appositamente per l'acquisto e il noleggio di autoveicoli di lusso, di 70.000 euro per la costituzione e l'avvio di un'attività commerciale nel centro di Verona, nonché di 204.000 euro per l'acquisto da un negozio della provincia di Brescia di orologi Rolex in favore del capo dell'organizzazione. Anche un'imbarcazione di pregio, un motoscafo Riva di 15 metri del valore di circa 100.000 euro, sarebbe stato fittiziamente intestato a una delle società edili coinvolte nella frode fiscale ma utilizzato in via esclusiva dal capo dell'organizzazione criminale.

I proventi illeciti

I proventi illeciti, così riciclati e reimpiegati, avrebbero avuto origine dal versamento dei contributi Inps e Inail e delle ritenute Irpef degli operai edili attraverso modelli F24 con l'indebita compensazione, per 5,5 milioni di euro, dei crediti IVA fittizi artatamente creati con l'emissione di fatture per operazioni inesistenti "infragruppo" per 30 milioni di euro. Sarebbero state, inoltre, intestate fittiziamente le quote di due società "cassaforte" ad una holding alla stessa riconducibile; la figlia si sarebbe occupata direttamente dell'emissione delle fatture per operazioni inesistenti, mentre gli altri due componenti dell'associazione si sarebbero occupati del coordinamento dei "prestanome" oltre ad assumere direttamente l'amministrazione di diverse imprese.

L’imprenditore di Adro

Nel corso dell'indagine emergeva anche un imprenditore di Adro, quale amministratore di fatto di due società edili intestate a "prestanome", che si avvalevano delle fatture per operazioni inesistenti emesse dall'organizzazione criminale per 26 milioni di euro, al fine di evadere l'IVA per 3,5 milioni di euro e creare crediti fittizi idonei ad effettuare indebite compensazioni nel versamento dei contributi degli operai per 1,5 milioni di euro. In questo caso i proventi illeciti accumulati sarebbero stati riciclati attraverso il trasferimento di 3 milioni di euro ad una società austriaca e ad un'altra della provincia di Padova gestite da due italiani originari delle provincie di Padova e Treviso ma residenti in Austria. 

I sequestri 

Sono in corso, anche grazie a unità cinofile “cash dog” perquisizioni in uffici ed abitazioni nelle province di Brescia, Bergamo, Cremona, Padova, Bolzano, Treviso, Verona. Gli investigatori stanno procedendo anche al sequestro contestuale di 23 beni immobili, 21 autoveicoli, 1 imbarcazione, 30 rapporti finanziari nonché denaro contante e orologi di lusso.