Coronavirus, il medico di Crema: "Non è più la causa ma l’acceleratore dei decessi"

Il radiologo Maurizio Borghetti: "Le polmoniti? Da 70 a 5 al giorno"

Il radiologo Maurizio Borghetti

Il radiologo Maurizio Borghetti

Crema (Cremona), 16 maggio 2020 - "Per il coronavirus i tamponi servono a poco. Dobbiamo rincorrere la malattia per sconfiggerla. E ribadisco che da fine marzo a questa parte le diagnosi di polmoniti, sinonimo di coronavirus, sono crollate". Ripete questo concetto Maurizio Borghetti, medico radiologo dell’ospedale di Crema, che ha il polso della situazione.

"Ho sentito anche molti altri miei colleghi sparsi per i vari ospedali di Cremona, Bergamo, Varese, Milano, Monza e tutti mi confermano questa tesi: le broncopolmoniti sono diminuite moltissimo, i ricoveri sono in netto calo e i casi gravi quasi azzerati. Vorrà ben dire qualcosa. Quel che non si riesce ancora a spiegare è l’alto numero dei decessi. A meno che…". A meno che i decessi non siano causati dal coronavirus, ma siano da questo solo accelerati. Nel senso che la causa che viene attribuita a molti decessi è il coronavirus, ma in realtà il quadro clinico è complesso e il decesso avviene per una serie di concause, tra le quali anche il coronavirus. "Il virus è mutato? I virologi dicono di no. Quindi, ci deve essere un’altra causa. Può essere plausibile che con il nostro comportamento di questi ultimi due mesi si sia riusciti a far terra bruciata intorno al virus che, se non riesce a infettare, muore. Per cui, meno possibilità di contagio, meno infezioni. Inoltre, l’attenzione verso la malattia sin dai primi sintomi mette in condizioni di curarla con più efficacia".

In merito ai tamponi Borghetti è scettico: " Se facciamo i tamponi a tutta Crema, scopriamo un numero di persone col coronavirus incredibile. Ma si tratta di gente che al massimo ha un raffreddore, che di per sé non è pericoloso. Il pericolo c’è quando si arriva alle polmoniti, cosa che solo il 5% può sviluppare e di questo 5% solo il 3% non ce la fa e muore. Quindi, percentuali molto basse". In merito alla minor aggressività del virus quindi, c’è la possibilità di poter curare subito il paziente, evitando che il virus diventi pericoloso. E questo comportamento è stato messo in atto già da marzo. "Nel mese di marzo su 80 pazienti che si sottoponevano a Tac si era arrivati anche a 70 che presentavano polmoniti bilaterali da coronavirus. Un numero altissimo. Poi, dalla fine di marzo, è cominciata l’inversione di tendenza. Nei primi 10 giorni di aprile la media era di 25 diagnosi il giorno, con una percentuale di coinvolgimento dei polmoni superiore al 50%. Questa settimana siamo passati a 4/5 polmoniti il giorno e spesso di bassa gravità". Infine, un’ultima battuta sui tamponi: "È poco significativo il dato dell’aumento di positivi che vediamo ogni giorno sulle tabelle, perché legato solo all’aumento del numero dei tamponi eseguiti".