Autobus sequestrato e dirottato, la bidella: "Attimi indelebili"

Per Tiziana Magarini la sentenza attesa oggi cambia poco: "Da due anni ho attacchi di panico"

La donna è stata l’ultima a scendere dal bus su cui viaggiavano 48 studenti poco prima del

La donna è stata l’ultima a scendere dal bus su cui viaggiavano 48 studenti poco prima del

Crema, 9 aprile - «Ho negli occhi i momenti più drammatici. Non mi passa mai. Guardo con interesse quel che succederà a Milano, quel che i giudici decideranno. Anche se per me non cambia nulla". Tiziana Magarini, 55 anni, bidella delle Vailati coinvolta nel dirottamento del pullman guarda con distacco a quel che succederà in aula e all’opera dei giudici della corte d’Appello di Milano che oggi dovrebbero decidere le sorti di Ousseynou Sy, l’uomo che il 20 marzo 2019 ha dirottato un pullman con a bordo tre adulti e 48 studenti della scuola media di Crema. "Se guardo a quel che succede, non mi meraviglierei se la corte d’Appello attenuasse la pena. Di solito funziona così". Magarini vive ancora oggi l’incubo e per lei qualche anno in più o in meno a Sy non fa differenza.

Signora, come sta? "Sono in cura da psicologi e ancora oggi, a due anni dai fatti, stento a credere. A volte penso che si sia trattato di un incubo, che quei fatti non sono mai avvenuti. Poi mi rendo conto che è tutto vero".

Cosa ricorda di più di quei momenti? "Sono attimi incancellabili, è come se tutto fosse appena accaduto. Più il tempo passa e più i problemi tornano a galla. Prima ero sempre tranquilla, adesso riscontro episodi d’ansia appena qualcosa non va per il verso giusto. Non di rado vado nel panico per cose che poi si rivelano di poco conto".

Lei è stata l’ultima a scendere dal pullman, vero? "Sì. Dopo aver fatto scendere l’ultimo ragazzo ho perso per qualche istante la coscienza, fin tanto che non ho sentito una mano che mi afferrava il braccio e mi strattonava, portandomi fuori dal pullman. Non ho fatto neppure in tempo a realizzare cosa stesse succedendo. Io e il carabiniere che mi ha salvato abbiamo fatto pochi passi e poi abbiamo sentito un’esplosione. E’ un ricordo indelebile e pesante da portare".

Quando il dirottatore ha preso la Paullese per andare a Linate, lei cosa pensava? "Non credevo che ne saremmo usciti vivi. Pensavo che quell’uomo sarebbe riuscito a mettere in atto il suo piano. Poi, per fortuna, sono arrivate le forze dell’ordine".

Quando ha capito di essere salva? "Sono state ore molto convulse. Il pullman, il ritorno a Crema, l’ospedale. Forse la sera, quando finalmente sono tornata a casa. Anche se in quel momento ho capito ancora una volta di aver corso un rischio mortale".

Poi però ci sono stati episodi gratificanti? "Sì, è vero, belli ed emozionanti. La visita del ministro a Crema, la trasferta dal Santo Padre, il ricevimento in Regione. Tutte cose belle delle quali ringrazio. Ma le ho vissute tutte con un certo distacco. Era come se avessi avuto davanti un velo che non mi faceva appieno vedere quel che stava succedendo".

La condanna a 24 anni a Ousseynou Sy secondo lei va confermata? "Penso di sì, ma temo che qualcosa possa andare storto e qualcuno possa ammorbidire la prima sentenza. Per me non cambia nulla. Ma quel che quella persona ha fatto è davvero molto grave e a noi non passerà mai".