Covid, Galli: "Se i dati non migliorano a Natale saremo nel pieno della seconda ondata"

Molto preoccupato l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: "I pazienti ricoverati ora ricordano, per gravità, ormai in tutto e per tutto quelli di marzo"

L’infettivologo Massimo Galli del Sacco di Milano

L’infettivologo Massimo Galli del Sacco di Milano

Milano, 10 novembre 2020 - L'emergenza Coronavirus continua: oggi si sono registrati 35.098 nuovi casi in tutta Italia e quasi 11mila in Lombardia. E la preoccupazione è tanta. "Chiudere adesso per 'salvare il Natale' puo' non essere piu' sufficiente", ha detto il primario di Malattie infettive all'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, intervenuto al "Festival della Salute globale". E ha sottolineato: "I tradizionali cenoni allargati quest'anno non saranno comunque possibili. Alla luce dei numeri, se gli interventi non funzionassero arriveremmo a Natale nel pieno della seconda ondata".

"Se le misure funzioneranno - ha aggiunto - dovremo adeguarci a una riapertura graduale e a molte cautele, per non ripetere quanto gia' successo a Ferragosto. La gestione del post lockdown e' stata evidentemente molto carente. Abbiamo riaperto senza che fossero poste in atto precauzioni sufficienti e senza avviare a soluzione problemi quali, ad esempio, la sicurezza dei trasporti pubblici e il potenziamento della diagnostica e delle strutture sanitarie. Sul piano assistenziale, dobbiamo affrontare gli stessi problemi di marzo. Rispetto alla primavera, quando la gente era impaurita ma solidale e disponibile a seguire le disposizioni, ora c'e' molta stanchezza e molta rabbia. Posizioni irrazionali trovano spazio. Il personale sanitario, che subisce l'urto della nuova ondata, e' stanco, preoccupato, frustrato. E i pazienti ricoverati ora ricordano, per gravita', ormai in tutto e per tutto quelli della prima ondata".

Galli ha accennato anche alla storia dei visoni in Danimarca che, secondo lui, "merita una certa attenzione". Per l'esperto è infatti "possibile che il sistema immunitario dei visoni finisca per selezionare nuovi mutanti, problema ulteriore di cui certo non avremmo bisogno. Tutte le forzature che imponiamo alla natura hanno un prezzo". "Questi animali in cattività sono stati infettati accidentalmente dai loro allevatori - ha evidenziato l'esperto - ma avrebbero anche ritrasmesso il virus all'uomo, a differenza di tutti gli animali domestici in cui il fenomeno è stato studiato, che non rappresentano un pericolo". Quanto al coronavirus Sars-CoV-2 che sta rimettendo in ginocchio l'Europa, "è possibile che nella seconda ondata il virus sia in parte cambiato - ha osservato l'infettivologo - Stiamo cercando di capire quanto questo sia accaduto in Italia".