Coronavirus in Lombardia, torna l'incubo. E' allerta negli ospedali

Il contagio corre: preoccupano Milano, Monza e Varese. Oggi riunione del Comitato tecnico-scientifico per valutare misure più dure

Emergenza Covid

Emergenza Covid

Milano, 16 ottobre 2020 - Il contagio da Coronavirus corre, anzi galoppa: nelle ultime 24 ore, in Lombardia, sono stati registrati più di duemila nuovi positivi e 26 decessi. In particolare a Milano e hinterland. Un trend che va confermandosi. Nel dettaglio, in Lombardia ieri si sono contati 2.067 nuovi positivi (223 più di mercoledì) e 808 di questi hanno tra i 25 e i 49 anni di età, il 39%. Più della metà dei casi è concentrata nell’area metropolitana di Milano: 1.053, dei quali 515 in città. La percentuale di positivi rispetto ai tamponi (32.507, numero senza precedenti) è del 6,3%. I ricoverati per Coronavirus salgono a 726 in tutta la regione, 81 in più nelle ultime 24 ore. A questi vanno aggiunti i 72 pazienti ricoverati in terapia intensiva, 53 dei quali intubati. Quel che più preoccupa è che l’Rt, l’indicatore della forza del virus, è oltre il 2: ogni positivo contagia due persone.

Numeri che negli ospedali lombardi hanno fatto scattare il primo dei quattro livelli di allerta previsti dalla Regione. Detto altrimenti: alla gestione dell’emergenza Covid sono attualmente destinati in via esclusiva 150 letti di terapia intensiva, 400 di subintensiva e altri mille nei reparti, per un totale di 1.550. Al 151esimo ricovero in terapia intensiva scatterà la riapertura dei due reparti Covid allestiti durante il lockdown alla Fiera di Milano e in quella di Bergamo. Già ieri i reparti di pronto soccorso degli ospedali Sacco e Fatebenefratelli di Milano hanno deciso, però, di accettare solo positivi al Coronavirus e di dirottare su altri ospedali i pazienti con altre patologie. Una decisione finalizzata a tutelare i malati non Covid con patologie urgenti indifferibili e riorganizzare i reparti.

I dati delle province

La provincia di Milano resta la più colpita e da sola conta la metà delle oltre duemila nuove positività al coronavirus in Lombardia: sono 1.053 in tutta l'area metropolitana, di cui 515 a Milano città. Nella provincia di Monza e Brianza i nuovi casi sono 196,  legati anche al focolaio emerso in una Rsa. A Varese i nuovi contagi sono 170, a Brescia  106, a Lodi 81 e a Pavia 79. Più indietro la provincia di Bergamo con 71 casi, 63 a Como e 51 a Lecco. In provincia di Cremona se ne contano 34, a Mantova 30 e a Sondrio 22. Segue la provincia di Monza Brianza con 196 casi,

Incontro con Cts e proposte Regione Lombardia

E' prevista per oggi pomeriggio la nuova riunione del Comitato tecnico-scientifico della Lombardia per fare il punto sulla situazione dei contagi in regione. A destare preoccupazione sono le province di Milano, Varese e Monza e Brianza dove i casi sono da giorni in rapida ascesa. Non si parla di un mini lockdown, ma di una stretta ulteriore sui locali pubblici, dai bar ai ristoranti ai luoghi della movida. La volontà è di non toccare, per ora, servizi fondamentali come la scuola. 

Pregliasco: "Scuola e lavoro, evitare il resto"

In vista dell'incontro del Comitato tecnico scientifico regionale, il virologo dell'università degli Studi di Milano e componente del Cts lombardo Fabrizio Pregliasco, ha preannunciato ad  'Agorà' su Rai3: "Credo che in questo momento potremmo attuare provvedimenti che non siano scioccanti e micidiali, ma che proprio per evitare interventi più drastici in futuro prevedano restrizioni soprattutto in quella che è l'attività ludica". "Credo che in questa fase bisognerà assolutamente tenere fermi gli aspetti che ci interessano di più" e cioè "la scuola e il lavoro", a proseguito l'esperto. "Purtroppo ci saranno degli effetti anche negativi che dovranno essere valutati", ha tenuto a precisare Pregliasco. Ma "questo è un elemento che, se attuato bene, ci permetterà di evitare lo spettro di altre opzioni che purtroppo vediamo già in essere in Inghilterra o in Francia". 

Bassetti: "Opportuno coprifuoco a Milano"

Secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genvoa, "l'ipotesi del coprifuoco dopo le 22 potrebbe essere una soluzione alternativa al lockdown, ma solo in alcune situazioni e non su base nazionale". "Penso a Milano, all'area di Genova, a Roma e anche nel Lazio - ha detto l'esperto -. Sicuramente potrebbe essere uno strumento per limitare la circolazione notturna, quando è più difficile il controllo del territorio e c'è anche più leggerezza nei comportamenti da rispettare". 

Salvini: "Richiudere tutto sarebbe un disastro"

L'ipotesi di un coprifuoco non trova d'accordo il leader della Lega Matteo Salvini. "Il coprifuoco si fa in tempi di guerra - ha detto - anche perche' non penso che il virus vada a letto alle 21,30. Qualcuno mi spieghi l'evidenza scientifica" di questa decisione sul coprifuoco notturno. "Mi sembrano cose strampalate e prive di senso" ha sottolineato Salvini. Le decisioni vanno prese su "dati e evidenze scientifici" anche riguardo a eventuali chiusure su Milano. "Parlare di coprifuoco e di allarme sociale ci danneggia all'estero in maniera drammatica". Tra l'altro, osserva Salvini "altrove i numeri sono ben peggiori". "Facciamo tutto quello che la salute chiede di fare ma - ribadisce Salvini - senza terrorizzare e chiudere un intero popolo perché per l'Italia sarebbe un disastro non solo economico ma anche culturale e sociale".

Conte: "Non mi aspetto lockdown a Milano"

Non pensa, comunque, a una chiusura totale il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. "Non mi aspetto un lockdown su Milano", ha detto nel corso di un punto stampa a Bruxelles, dopo la prima sessione del Consiglio europeo. "In questo momento dobbiamo riporre fiducia nel comportamento di noi tutti, dei cittadini tutti insieme: perche' quella e' la nostra forza. L'ho detto anche stasera nel mio intervento al Consiglio Ue: benissimo le misure restrittive e precauzionali, ma se i cittadini non hanno fiducia nelle misure che noi indichiamo, non esprimono quel senso di responsabilita', di coesione, il senso di appartenenza a un comune destino e perseguimento di un medesimo obiettivo, non si ottengono risultati. Dobbiamo puntare su quello", ha aggiunto il premier.