
Deserta
Como, 13 febbraio 2016 - Dopo il record di tangenziale più cara d’Italia (62 centesimi di euro per percorrere due chilometri e mezzo), quella di Como rischia di entrare nel Guinness anche per essere la meno trafficata. Dati che fanno rabbrividire, e le temperature non c’entrano, quelli diffusi dalla stessa società che ha monitorato i transiti nel gennaio scorso. Al rientro dopo la pausa natalizia a utilizzare la nuova infrastruttura sono stati meno di tremila automobilisti al giorno, numeri da strada vicinale o al massimo comunale e non certo da raccordo di un capoluogo di provincia.
«Nel periodo che va dal primo al 19 gennaio sulla tratta Acquanegra – Villa Guardia sono transitati 27.779 veicoli mentre nel verso opposto i mezzi sono stati 25.790 – spiega il consigliere regionale, Luca Gaffuri - Si tratta di numeri largamente insufficienti rispetto alle previsioni». Per far quadrare i conti infatti Pedemontana immaginava un traffico di almeno 32mila veicoli al giorno, da raggiungere entro i primi dodici mesi dall’inaugurazione della nuova infrastruttura, per poi arrivare a regime oltre i 40mila passaggi giornalieri.
La realtà è dieci volte inferiore e si spiega solo in parte con il fatto che la tangenziale di Como è a pagamento. Probabilmente i comaschi non ritengono l’opera utile per i loro spostamenti e quindi la disertano, come del resto avevano fatto anche l’autunno scorso, quando ancora il transito lungo la nuova autostrada era gratuito. La media allora era di 14mila veicoli giornalieri, comunque ben lontana dagli standard individuati dalla società. «Adesso si rischia addirittura una doppia beffa – denuncia il consigliere del Pd – mentre i comaschi, costretti a pagare il pedaggio, s’arrangiano su vie alternative mentre la società, a fronte di introiti irrisori, rischia il fallimento.
Questi numeri pongono nuovamente il dubbio sulla sostenibilità del piano economico – finanziario della società e mi chiedo allora se non sia il caso di ripensare il sistema di tariffe e togliere il pedaggio della tangenziale di Como». Luca Gaffuri, che oltre a occuparsi di politica fa anche il commercialista, si è messo a fare un paio di conti scoprendo che alla fine la società rinuncerebbe a non più di 55mila euro al mese, a questo ritmo di passaggi.