Sparito nella fonderia. Avanti sugli aiutanti

Dopo la condanna all’ergastolo del nipote di Mario Bozzoli per omicidio la procura intende procedere nei confronti dell’addetto ai forni e di un operaio.

Un nuovo round di processi per il caso Bozzoli con ogni probabilità è dietro l’angolo. La procura è convinta che Mario Bozzoli la sera dell’8 ottobre 2015 non sia stato ucciso nella fonderia di famiglia a Marcheno unicamente dal nipote Giacomo, due condanne all’ergastolo, in primo e secondo grado, nonostante si sia sempre dichiarato innocente, ora in attesa della Cassazione. Per l’aggiunto Silvio Bonfigli l’omicidio fu compiuto con la complicità degli addetti ai forni: Beppe Ghirardini, l’operaio che fu trovato suicida, tra i monti di Case di Viso, a cento km da casa, dieci giorni dopo la scomparsa del suo titolare. E poi il collega Oscar Maggi, che in aula aveva dichiarato di non sapere nulla del delitto, ma al quale nelle scorse ore è stata notificata la conclusione indagini proprio per concorso in omicidio.

Rischiano il processo anche l’operaio senegalese Akwasi Abu Aboagye - "‘Se Beppe dice qualcosa di sbagliato siamo tutti rovinati", si dicono, intercettati, Abu e Maggi in quell’ottobre 2015 - ma anche Alex, il fratello maggiore di Giacomo, per falsa testimonianza. Era stata del resto la Corte d’assise a trasmettere gli atti in procura affinché le indagini proseguissero (Mario Bozzoli fu ucciso nella fonderia di famiglia dal nipote Giacomo poco dopo le 19,15 con la complicità degli addetti ai forni e grazie alla connivenza di Abu e Alex, scrissero i giudici).

La tesi dell’omicidio organizzato grazie a una rete di appoggi era stata condivisa dalla Corte d’assise d’appello. Chi indaga ritiene che Maggi abbia avuto un ruolo diretto nell’eliminazione dell’imprenditore, il cui corpo sarebbe stato adagiato sulla superficie di un bagno di metallo fuso nel forno fino a ottenerne la carbonizzazione. "Maggi si è poi adoperato a riattivare l’impianto di aspirazione dei fumi andato in blocco dopo la fumata anomala", è l’ipotesi accusatoria per il 38enne, che si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati nell’ambito appunto dell’inchiesta bis. Non è peraltro la prima volta che i due operai e Alex finiscono nel registro degli indagati perché sospettati di avere avuto un ruolo nel delitto della fonderia. Era accaduto quando la procura generale avocò l’inchiesta, ma tutto allora si concluse con un’archiviazione.