Senna Comasco, condannato a sette anni per le violenze sulla ex

Due mesi dopo aver cessato quella relazione, la donna si era tolta la vita

Il tribunale di Como

Il tribunale di Como

Senna Comasco (Como), 17 gennaio 2020 - "Una storia di disperazione, maturata in un ambiente degradato che si è fatto corollario di un percorso infernale per una donna che era la vittima ideale, capace di attirare a sé questo tipo di situazioni, circondata da uomini violenti che si approfittavano di lei, incapace di allontanarsi nell’illusione di avere un po’ di affetto".

Una fotografia drammatica, con la quale ieri il pubblico ministero di Como Massimo Astori, ha concluso il processo a carico di un 48enne di Senna Comasco, condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti di una donna che, due mesi dopo aver cessato quella relazione, si era tolta la vita. Per l’imputato il difensore Roberta Cantaluppi ha chiesto l’assoluzione, ritenendo che non ci fosse alcuna prova dei maltrattamenti e della violenza denunciate ai carabinieri di Asso dalla giovane donna nel 2015. A processo Bernini l'uomo rispondere di ripetuti maltrattamenti fisici, tra cui pugni, schiaffi, calci che in alcuni casi le avrebbero causato perdita di sensi e lesioni personali, per le quali la donna non si sarebbe rivolta ai medici per paura di ritorsioni. Ma anche insulti e minacce verbali. In alcune occasioni, sarebbe stata chiusa in casa impedendole di uscire, oppure chiusa in camera mentre l’imputato riceveva visite, con il divieto di uscire in presenza dei suoi amici. 

Salvo poi inondarla di messaggi quando lei cercava di interrompere la relazione. In una occasione, a luglio 2015, l’avrebbe anche violentata, dopo averla colpita con calci e pugni. Condotte che vengono contestate fino a dicembre successivo, mentre la morte della donna era avvenuta due mesi dopo, a febbraio 2016. Durante il processo sono state ascoltate le testimonianze di persone che erano vicine alla vittima, tra cui le assistenti sociali, e prodotti diversi referti medici. «Situazioni di questo genere – ha proseguito il pubblico ministero nella sua requisitoria – spesso scaturiscono dalla problematicità delle persone che ne diventano vittime. Problematicità che facilmente si trasforma in forme di colpevolizzazione nei loro confronti: che siano soggetti con fragilità, prostitute, bambine con disagi fisici o mentali», trasformate nella causa scatenante delle condotte che subiscono.