Omicidio di Rodero, la maestra Nadia Arcudi non fu drogata prima di essere uccisa

Non ha tentato alcuna difesa ma il cognato non l'aveva sedata: gli esami non chiariscono il giallo

Nadia Arcudi

Nadia Arcudi

Rodero (Como), 6 gennaio 2017 - Nadia Arcudi è morta per soffocamento, senza essere stata stordita da farmaci o sostanze tossiche. A due mesi e mezzo dalle sua morte, avvenuta la sera di venerdì 14 ottobre, la relazione del medico legale di Como, Giovanni Scola, ha chiarito anche gli ultimi quesiti rimasti in sospeso. Il sostituto procuratore di Como Massimo Astori, ha già inviato la consulenza alla Procura di Lugano, che sta portando aventi l’indagine sull’omicidio della donna. L’assenza di ferite o di segni da difesa, aveva inizialmente ingenerato il sospetto che l’insegnante trentacinquenne di Stabio, potesse essere stata sedata nei minuti precedenti l’aggressione, al punto da non opporre resistenza durante il suo soffocamento, avvenuto utilizzando un sacchetto di plastica.

Altro aspetto da verificare, riguardava i tempi della sua morte, e quindi la possibilità che il decesso fosse avvenuto in Italia. In realtà, con una lettura di questi dati autoptici che collima perfettamente con quanto verificato su altri fronti di questi due mesi di indagine, tutto è avvenuto nella casa della vittima. Michele Egli, 42 anni, cognato della donna, l’ha aggredita, soffocata e uccisa nella sua camera da letto, per motivi che rimangono tuttora oscuri.

L’ha caricata nel baule della sua auto e scaricata in un bosco di Rodero, pochi metri dopo aver varcato il confine, facendo una veloce tappa mentre si apprestava a raggiungere i suoi familiari a Olgiate Comasco, dove avrebbe passato la serata festeggiando una ricorrenza. Il fronte italiano delle indagini sembra quindi avviarsi verso l’archiviazione definitiva. Per chiudere il fascicolo, ora manca ancora all’appello la consulenze del genetista Carlo Previderè, a cui era stato chiesto di cercare tracce biologiche sul corpo della donna.

Tuttavia, nei giorni successivi il ritrovamento del suo corpo, avvenuto nel pomeriggio di domenica 16 ottobre, Egli era stato arrestato, e aveva fatto le prime ammissioni, integrate da ulteriori accertamenti e conferme, che hanno reso gli esami tecnici meno centrali. Anche la presenza di eventuali complici, sia nell’omicidio che nell’occultamento del cadavere, sembra essere definitivamente uscita di scena. Quello che ancora no si comprende, è il movente che ha spinto l’uomo ad aggredire Nadia, in un evidente eccesso d’ira. Se qualcosa è stato ipotizzato, durante i due interrogatori a cui è stato sottoposto l’uomo, al momento non è noto a nessuno.