Massimo Riella arrestato, il fuggitivo tradito dai contatti

A piedi, in bicicletta e camion: il 48enne potrebbe aver impiegato una settimana per raggiungere i Balcani

Massimo Riella

Massimo Riella

Gravedona ed Uniti, 19 luglio 2022 - Una maglietta turchese e un proiettile appeso al collo, legato a un cordino di cuoio. Le braccia robuste della polizia montenegrina che lo tengono bloccato per scattargli la foto, sgombrando definitivamente ogni dubbio sulla sua cattura. L’ultima immagine di Massimo Riella, prima di essere rinchiuso nel carcere di Podgorica, è quella di un uomo con lo sguardo sconfitto e rivolto verso la macchina fotografica. Per arrivare in Montenegro, dove è stato catturato sabato sera, il quarantottenne di Brenzio potrebbe aver impiegato circa una settimana. È partito dall’Alto lago con soldi sufficienti per garantirsi i transiti e gli alloggi, e quel tanto che bastava per campare fino a raggiungere un luogo più stabile e lontano dall’Europa.

Dove però non è mai arrivato. Sui suoi movimenti ci sono ancora molte ipotesi, miste a qualche stralcio di informazione secondo cui avrebbe viaggiato su camion, a piedi e per lunghi tratti e in bicicletta, quasi certamente senza mai sconfinare in Svizzera, fino ad arrivare al confine dove potrebbe essere stato aiutato da un passatore. A quel punto, ha sfruttato la rete di contatti che gli erano stati indicati dall’Italia, tra Montenegro e Serbia, ai quali pagava l’ospitalità, ma che lo avrebbero allontanato man mano che si rendevano conto del rischio che stavano correndo. Tutti, tranne quest’ultimo, che si è trovato in casa le forze speciali montenegrine sabato sera poco prima delle 22. Si trattava di indicazioni che Riella riceveva man mano dalla sua vasta rete di conoscenze che gli sono rimaste fedeli, andando a colpo sicuro e mantenendo i contatti con i suoi nuovi telefoni: uno serbo e uno montenegrino, che tuttavia non sono bastati a evitargli di essere individuato. Su questi aspetti, le indagini sono ancora apertissime. Ma questi contatti con l’Italia, pare che gli siano serviti anche per cercare di ottenere documenti falsi, e quella nuova identità che lo avrebbe fatto viaggiare sereno verso l’Albania, e da qui in Sudamerica.

Ora si trova in carcere in Montenegro, dove rimarrà ancora per alcune settimane. Quando arriverà in Italia lo attendono un provvedimento per la rapina in abitazione di ottobre ai due anziani, per la quale era detenuto da dicembre, un altro per la tentata evasione di gennaio dal Bassone di Como, quando si era arrampicato sul tetto del carcere, e quest’ultimo dell’evasione di marzo. Inoltre in questi giorni la Corte d’Appello di Milano gli ha notificato un provvedimento di revoca della sospensione condizionale di una precedente condanna per furto diventata definitiva. Il suo arrivo in Italia, chiarirà anche altre questioni rimaste in sospeso, come le affermazioni di suo padre Domenico, secondo il quale Massimo sarebbe stato ferito da alcuni colpi di pistola esplosi da un agente di polizia penitenziaria durante un faccia a faccia avvenuto nei boschi l’8 aprile, arrivando a sostenere che fosse stato ucciso: invece si era solo spostato di qualche chilometro.