
Nel mirino anche il traffico di droga
Mariano Comense (Como), 27 dicembre 2016 - A processo davanti al gup di Milano sono finite ventuno delle ventotto persone affiliate al clan ’ndranghetista dei Muscatello di Mariano Comense, arrestate nel febbraio scorso e accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata al traffico internazionale di droga e violazione in materia di armi. Le pene, pronunciate al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato, variano dai sei ai dieci anni di reclusione. Altri quattro imputati sono a processo davanti al Tribunale Collegiale di Como, stralciati dopo la scelta di andare a dibattimento.
Nel loro caso le accuse, oltre a quelle relative allo spaccio di stupefacenti, riguardano un paio di episodi di estorsione ai danni di un imprenditore del Comasco. I restanti imputati hanno invece patteggiato. La sentenza relativa al principale filone processuale, è stata pronunciata nei giorni scorsi dal Tribunale di Milano, a conclusione dell’indagine Crociata portata avanti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Monza, che a fine febbraio 2016 avevano smantellato un gruppo criminale legato alla Locale del clan Muscatello di Mariano Comense, il cui referente è sempre stato considerato l’ottantunenne Salvatore Muscatello, originario di Reggio Calabria, arrestato nel 2009 in seguito alla maxi inchiesta Infinito, che ha portato alla luce le Locali di ‘ndrangheta in Lombardia. Le pene più alte sono state inflitte al figlio e al nipote del boss, rispettivamente Domenico e Ludovico Muscatello, entrambi condannati a dieci anni di reclusione. Tra i condannati anche Giovanni Carneli, sette anni, per traffico di droga e associazione mafiosa. Carneli nel 2009 aveva partecipato insieme al boss al summit di mafia all’interno del centro anziani «Falcone e Borsellino» di Paderno Dugnano.