Nel giorno in cui la Lombardia chiude il Canton Ticino riapre, almeno in parte, dopo il lungo lockdown della scorse settimane. Da ieri sono tornati ad alzare le loro saracinesche i negozi anche se gli ingressi rimangono contingentati, riaperti anche musei, sale di lettura, archivi e biblioteche. Sono tornati a ricevere i turisti, anche se in numero limitato e nel rispetto del distanziamento sociale, i giardini zoologici e botanici insieme ai parchi di divertimento. Tornano in funzione anche gli impianti sportivi all’aperto, le piste di pattinaggio, i campi da tennis e da calcio ma sarà obbligatorio l’uso della mascherina e il distanziamento sociale al di fuori dalle competizioni e dagli allenamenti. Vietato per ora l’ingresso del pubblico, mentre all’aperto gli assembramenti saranno consentiti solo a patto di non superare le 15 persone.
Il prossimo 12 marzo i Cantoni in base all’andamento della pandemia saranno chiamati a decidere le successive riaperture deliberate dal Consiglio federale che si riunirà il 19 marzo per decidere i provvedimenti che entreranno in vigore dal 22. Tra i provvedimenti più attesi ci sono le riaperture delle terrazze dei ristoranti e la presenza del pubblico per concerti e manifestazioni sportive. In Svizzera come in Italia è stato messo a punto un meccanismo che si basa su una serie di indicatori a partire dal tasso di positività, che deve rimanere al di sotto del 5%, l’occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva che non deve superare i 250 pazienti di Covid, il numero di riproduzione del virus che deve rimanere sotto a 1. Il passo successivo, se i numeri della pandemia continueranno a scendere, sarà riaprire i locali al chiuso e tornare all’insegnamento in presenza per i corsi universitari. Per il ritorno in ufficio ci sarà ancora tempo perché anche i Svizzera ha preso piede il telelavoro, anche tra i frontalieri. Non hanno invece mai chiuso impianti di risalita e piste da sci che oltreconfine, a differenza che in Italia, sono considerati attività strategiche. Roberto Canali