Como, evaso beffando gli agenti di scorta: da 48 ore resta imprendibile

Per scappare aveva approfittato di un permesso di uscita per visitare la tomba della madre con 5 uomini della Penitenziaria

Massimo Riella

Massimo Riella

Gravedona (Como)  - Per l’evaso Massimo Riella, il 47enne di Gravedona ed Uniti fuggito sabato mattina durante un permesso di uscita dal carcere, da quasi 48 ore si stanno mobilitando forze di polizia in tutto l’Alto lago di Como. Qualche ora dopo la fuga gli agenti di polizia penitenziaria sarebbero riusciti ad avvistarlo in un casolare tra la vegetazione del Menaggino.

Ma è stato un attimo: prima che si avvicinassero, era già nuovamente sparito, in quei boschi fittissimi e impervi dove è cresciuto, e che già più volte in passato lo hanno accolto quando doveva nascondersi. Sabato aveva ottenuto un permesso per far visita per la prima volta alla tomba della madre, morta a dicembre: tre mesi fa gli era stato negato il permesso di partecipare al funerale, a causa della nota pericolosità.

Aveva protestato raggiungendo il tetto del carcere di Como, recuperato dopo due ore con l’autoscala dei vigili del fuoco, ma questa era stata solo l’ultima di una serie di imprese che hanno progressivamente arricchito il suo curriculum. Al cimitero era accompagnato da cinque agenti di polizia penitenziaria che improvvisamente, mentre si trovavano nel piccolo cimitero di Brenzio, frazione di Gravedona immersa nella boscaglia, sono stati aggrediti. Non si sa se Riella in quel momento avesse le manette o i polsi liberi, ma poco cambia.

Già in passato, durante un arresto, era fuggito ammanettato. Così da quel momento pare che le manette fossero salite a quota due quando si trattava di portarlo da un posto all’altro dopo i fermi, raddoppiate giusto per garantire quella sicurezza minima che lui aveva dimostrato di aggirare con una certa scioltezza: anche quando si trova da solo contro quattro o cinque carabinieri o poliziotti. Perché Riella, oltre a sparire tra gli rovi, riesce a saltare da una finestra del secondo piano come se nulla fosse. A dicembre i carabinieri avevano impiegato due settimane a notificargli un provvedimento di aggravamento degli arresti domiciliari, e a portarlo in carcere, e subito dopo gli era arrivata una misura cautelare per la rapina a due anziani avvenuta ad ottobre.