"Hanno sparato a mio figlio". Giallo nella caccia all’evaso

Como, il padre del trentenne in fuga dal carcere ha presentato denuncia ai carabinieri

Massimo Riella evaso dal carcere un mese fa

Massimo Riella evaso dal carcere un mese fa

Gravedona ed Uniti (Como) - «Ha sparato prima un colpo di pistola, poi altri tre o quattro… e da quel momento, mio figlio non l’ho più visto né sentito". Domenico Riella, ottantenne padre di Massimo, evaso un mese fa mentre veniva accompagnato in visita alla madre nel cimitero di Brenzio, da quattro settimane vive nascosto nei boschi tra Gravedona e Dosso del Liro, alto lago di Como, sottraendosi alla cattura. Il padre lo ha incontrato per l’ultima volta venerdì sera. Ma con lui, diversamente da quanto accadeva abitualmente, c’erano almeno due agenti di polizia penitenziaria, uno dei quali avrebbe sparato verso l’evaso. Così lunedì Domenico ha deciso di andare dai carabinieri di Gravedona e denunciare la scomparsa del figlio, per poi raccontare pubblicamente di quell’incontro avvenuto nella boscaglia che, secondo lui, si sarebbe concluso tragicamente. "Sono arrivati a casa due agenti – ha raccontato – che mi hanno chiesto di portarli da Massimo. Io prima ho cercato di seminarli, poi gli ho detto che sarei andato con uno solo di loro, ma l’altro mi ha seguito senza farsi vedere".

Dopo un tragitto percorso in auto, ad alta velocità, in una zona impervia, Riella figlio si è materializzato davanti al padre e all’agente della penitenziaria. I tre hanno parlato, finché non si sono resi conto che stava arrivando qualcun altro. Domenico ha detto al figlio di consegnarsi o di scappare, ma a quel punto l’agente, secondo il racconto del padre, avrebbe preso Massimo Riella per una mano, cercando di trattenerlo: "Lo ha strattonato, e nel girarsi è partito un colpo di pistola – ha detto il padre – poi Massimo ha fatto tre urla, ha mollato lo zaino e mentre scappava gli ha sparato ancora quattro colpi ad altezza d’uomo. Da allora non ho più notizie, è scomparso". Domenico Riella, che ha recuperato lo zaino abbandonato a terra dal figlio, è convinto che sia stato colpito da un proiettile e che potrebbe essere morto. Decidendo quindi di andare dai carabinieri a presentare denuncia. Per contro, la versione delle forze dell’ordine parla di colpi esplosi solo in aria per cercare di bloccare la fuga del ricercato, e di une versione di quanto sarebbe accaduto ancora tutta da verificare.

Dentro lo zaino c’erano abiti, sigarette, un po’ di cibo e un paio di pentole, un coltello "Per mangiare e per difendersi". Ora i carabinieri di Menaggio e del Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria hanno intensificato le ricerche e i controlli, partendo da luogo in cui è avvenuto l’incontro. Ma per il momento, non sarebbero state trovate tracce del passaggio di Riella, né del suo presunto ferimento. E’ tuttavia plausibile che quel luogo, utilizzato finora da padre e figlio per incontrarsi e per consegnare cibo all’evaso, ora non sia più ritenuto sicuro e che quindi il quarantottenne fuggiasco, che ancora una volta è sparito gettandosi lungo una riva, potrebbe essersi rifugiato in una delle tante baite al momento inutilizzate che si trovano sugli alpeggi, in attesa di muoversi in un momento di maggiore calma.