Dune alte tre metri, un deserto nascosto sotto i monti del Lario

Como, l’ultima scoperta speleologica

L'abisso scoperto da un gruppo di speleologi (Cusa)

L'abisso scoperto da un gruppo di speleologi (Cusa)

Zalbio (Como), 26 novembre 2017 - Ammirando i suoi dolci e verdi declivi di certo non ci crederesti se qualcuno ti raccontasse che lì sotto al Pian del Tivano, bella conca nel mezzo dei monti del Triangolo Lariano, tra il Palanzone e il San Primo, a centinaia di metri di profondità si dischiudono gallerie immense, voragini sterminate, antri da paesaggio dantesco. Eppure alcuni speleologi che da anni danno la caccia a quegli ambienti non credevano ai loro occhi durante l’esplorazione di una nuova grotta scoperta quasi per caso.

Dopo aver superato alcuni grossi pozzi la prima stupenda visione, illuminata da potenti torce elettriche, è stata quella di un’immensa galleria attraversata da grandi dune di sabbia finissima, una specie di deserto sotterraneo. Considerando l’immensità dell’ambiente che hanno trovato, la grotta è stata battezzata “Abisso dei giganti”. Fa già sognare il mondo della speleologia la recente scoperta effettuata nelle viscere del Triangolo Lariano, dove nelle scorse settimane alcuni appassionati, abituati a muoversi in meandri stretti, cunicoli e pozzi, si sono imbattuti nel “deserto di dune” nascosto all’occhio umano fino a quel momento. Una notizia che ha mandato in fibrillazione i ricercatori che proprio in queste ore, divisi in squadre, si stanno alternando all’interno della grotta per continuare il più possibile l’esplorazione e documentare tutto ciò che trovano. Sono una decina quelli impegnati. Alcuni di loro usciranno da lì solo domani.

«L’ingresso è stato individuato qualche mese fa in una frazione a ridosso del Pian del Tivano, nel Comune di Zelbio - commenta Angelo Zardoni, comasco, il cacciatore di grotte che ha individuato quella stretta fessura da dove è iniziato questo nuovo viaggio -. Era impossibile per un uomo passare lì dentro, ma abbiamo deciso di provarci allargandola un po’. Quando siamo entrati ci siamo trovati all’interno di alcuni grossi pozzi. In fondo si aprivano due finestroni, da quello rivolto a Ovest siamo arrivati a un’immensa galleria lunga duecento metri, larga venti e alta dieci. Sembra un deserto, con dune alte fino a tre metri e in mezzo a queste serpeggia l’antico letto di un fiume che porta a un ulteriore pozzo e un grosso sifone. La sabbia è talmente fine da ricordare quella delle spiagge della Sardegna. È un mondo ancora tutto da esplorare e proprio in queste ore una decina di persone si stanno alternando all’interno della grotta». Un bel colpo per il “Gruppo speleologico Tivano” di cui fanno parte gli appassionati impegnati in queste ore in profondità in una zona che da moltissimi anni è protagonista di grandi scoperte speleologiche. Qualche anno fa il collegamento fra il complesso Fornitori- Stoppani a quello Tacchi-Zelbio- Bianchen, che ha formato il complesso della valle del Nosè che con i suoi 58 chilometri rappresenta attualmente il sistema carsico più esteso dell’intero territorio nazionale.