Dalla deportazione alla memoria. Posata la prima soglia di inciampo

È stata posata a Bergamo la prima "soglia d'inciampo" in Lombardia per ricordare le vittime della Shoah. L'iniziativa coinvolge gli studenti e mira a mantenere viva la memoria dei lavoratori deportati. Presente alla commemorazione un testimone che ha perso suo padre nel campo di concentramento. La collocazione della soglia davanti all'ex caserma Montelungo è importante per non dimenticare la storia di queste persone.

Dalla deportazione alla memoria. Posata la prima soglia di inciampo

Dalla deportazione alla memoria. Posata la prima soglia di inciampo

Un atto di memoria e impegno per ricordare le vittime della Shoah e tramandare il loro ricordo alle nuove generazioni. È stata posata ieri mattina davanti all’ex caserma Montelungo di Bergamo la prima “soglia d’inciampo“ in Lombardia per mantenere vivo il ricordo di quel luogo (destinato presto ad accogliere gli studenti universitari) che nella primavera del 1944 venne utilizzato come campo di transito: il 17 marzo e il 5 aprile di quell’anno da lì partirono 807 uomini e 43 donne, alla volta rispettivamente dei campi di sterminio di Mauthausen e Birkenau. Ottocentocinquanta deportati politici di cui per tanto tempo in passato si era persa la memoria: lavoratori che nelle settimane precedenti avevano preso parte agli scioperi per protestare contro la produzione delle armi da guerra che uscivano dalle aziende in cui lavoravano. La “soglia“ (delle dimensioni di 48x10 cm) va ad aggiungersi alle nove pietre d’inciampo già presenti a Bergamo. L’iniziativa ha coinvolto gli alunni delle classi prime e quarte delle elementari Ghisleri e Da Rosciate, gli studenti del liceo scientifico Lussana e la consulta degli studenti universitari.

Presente alla commemorazione anche Ionne Biffi, oggi 85enne, di Sesto San Giovanni (Milano), che proprio a Bergamo vide suo padre per l’ultimo volta in partenza per il campo di concentramento. "I fascisti in una notte del marzo 1944 – ha ricordato – irruppero nella nostra casa e arrestarono papà, senza dirci dove sarebbe stato portato. Dopo tante disperate ricerche, mamma lo vide recluso a Bergamo. Da lì a qualche giorno seppe che mio padre fu fatto partire per ignota destinazione e noi non avemmo altre notizie di papà. Alla fine della guerra venimmo a sapere che era morto nel lager di Gusen. Il pensiero delle sofferenze da lui subite rese più grave la sua perdita e ha inciso profondamente sulla mia vita". "La collocazione della soglia d’inciampo davanti all’ex caserma Montelungo – ha invece affermato Nadia Ghisalberti, assessore alla cultura del Comune di Bergamo – è importante per non perdere di vista la storia di quelle centinaia di lavoratori deportati". La sezione di Bergamo dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati) ha accompagnato la posa della soglia d’inciampo con due episodi del podcast “ANEDdoti“, dedicati alla storia della Montelungo. M.A.