Como, ex Ticosa: si torna all'anno zero

Il Comune si riprende l'area che aspetta ancora di essere bonificata

L'area ex Ticosa

L'area ex Ticosa

Como, 25 luglio 2018 -  Da un certo un punto di vista è come se trentasei anni fossero trascorsi invano. Nel 1982 Palazzo Cernezzi acquistò la Ticosa e più di sei lustri dopo si è ancora punto e accapo: la grande area alle porte della città murata è ridotta a un cantiere in cerca d’autore, anzi di bonifica, abbandonata anche dall’unico privato l’olandese Multi che vi avrebbe dovuto costruire un quartiere gioiello e invece si è arresa quasi subito per colpa dell’amianto. Quello che è riuscito a Milano nell’area dell’ex Fiera di Milano, dove non ci coltivavano le margherite eppure oggi è risorta diventando uno dei quartieri più belli e moderni d’Europa, a Como è miseramente fallito. Eppure lo stesso lunedì sera a Palazzo Cernezzi c’era anche chi ha festeggiato il pari e patta con Multi che riconsegna l’area e se ne torna da dov’era venuta, mentre a Como si può tirare un sospiro di sollievo per l’esito, sempre incerto, del giudizio di fronte al Consiglio di Stato dove in palio c’era una richiesta di risarcimento da trenta milioni di euro. L’unica voce fuori dal coro, o quasi, è stata quella del consigliere Alessandro Rapinese che in giudizio ci sarebbe andato eccome.

«Non si è mai vista una parte che ha la vittoria in pugno e chiede all’altra un accordo stragiudiziale rinunciando a un incasso milionario – ha spiegato cercando di far cambiare idea alla maggioranza – È evidente che Multi ha paura di perdere e probabilmente non sa cosa farci nell’area Ticosa, se e quando verrà risanata, sono trascorsi troppi anni e gli scenari immobiliari sono cambiati». Alla fine la maggioranza, alla quale si è unito l’ex-assessore della Giunta Lucini, Bruno Magatti, ora in minoranza, ha preferito seguire la via certa indicata dall’assessore Marco Butti.

«Questa proposta non è della Giunta, ma di tutta la maggioranza – ha spiegato – abbiamo chiesto un parere pro veritate sui possibili scenari della sentenza del Consiglio di Stato attesa per ottobre (e a questo punto superata dopo la delibera dell’altra sera ndr.) ma erano opposti rispetto allo scenario indicato dal consigliere Rapinese».

Così è finita 18 a 4, contrari Rapinese e i suoi mentre il centrosinistra si è astenuto, assente il capogruppo dei Cinque Stelle, Fabio Aleotti. Palazzo Cernezzi può tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e consolarsi, almeno in parte, per i 450mila euro della caparra confirmatoria che rimarranno nelle sue casse, in cambio ha rinunciato a 3 milioni di euro di fidejussione. Adesso rimane da decidere cosa fare della Ticosa, ma ogni decisione è rinviata a dopo le vacanze. L’ipotesi più probabile è trasformarla, almeno in via provvisoria, in un parcheggio, ma non prima di aver completato almeno in via parziale la bonifica. Comunque vada la Ticosa continua a costare.