Clochard fuori dai centri: a Como torna la tensione, indetto un nuovo presidio

Per chiedere all’amministrazione di intervenire al più presto e investire nella sistemazione di qualcuno degli stabili in disuso di proprietà comunale

Si chiede al Comune di investire nella sistemazione di qualcuno degli stabili in disuso di proprietà comunale

Si chiede al Comune di investire nella sistemazione di qualcuno degli stabili in disuso di proprietà comunale

Como, 1 aprile 2018 - Sono pronti a organizzare un presidio insieme ai 50 clochard che il 2 aprile saranno costretti a lasciare il dormitorio di via Sirtori i volontari di ComoAccoglie e Como senza Frontiere che invitano tutti i comaschi a ritrovarsi, alle 20 e 30, a Porta Torre. Nei giorni scorsi le associazioni hanno scritto una lettera al sindaco, Mario Landriscina, per chiedere all’amministrazione di intervenire al più presto e investire nella sistemazione di qualcuno degli stabili in disuso di proprietà comunale. Un modo per dare un tetto a una cinquantina di homeless che da dicembre a oggi hanno dormito negli spazi messi a disposizione dalla Caritas.

«Complessivamente hanno beneficiato di questa accoglienza circa cento persone in situazioni di grande fragilità, sia italiane, sia di altre nazionalità – spiegano i responsabili di ComoAccoglie - Il direttore della Caritas Roberto Bernasconi ha comunicato la volontà di prorogare per un altro mese l’assistenza nei soli tendoni, mentre si chiuderà il 2 aprile l’ospitalità nell’edificio. Saranno quindi oltre cinquanta le persone escluse a breve, alle quali se ne aggiungeranno altrettante tra un mese, alla chiusura dei tendoni». «Persone e non fantasmi», come spiegano i volontari, che rischiano di tornare a dormire in ripari di fortuna sotto i portici o in precarie condizioni igieniche in qualcuna delle tante aree dismesse presenti in città. Il rischio è che si crei una Val Mulini 2, un campo abusivo senza acqua, servizi igienici, al buio e al freddo.

«Ignorarli non ne annullerà la presenza, data anche l’innegabile realtà di Como, quale città di confine – concludono i volontari - In quella situazione abbiamo fatto quel che potevamo per rendere la permanenza di queste persone meno dolorosa possibile. Forse anziché spendere 20mila euro per rendere Valmulini inaccessibile sarebbe stato meglio spendere quelle risorse per mettere a norma uno dei tanti spazi di proprietà del Comune che si potrebbero destinare ai senzatetto. Siamo pronti a collaborare con l’amministrazione, ma la risoluzione dei problemi spettano al sindaco e alla sua maggioranza». La primavera scorsa, quando al governo della città c’era la Giunta Lucini, per cercare di fronteggiare l’emergenza profughi le associazioni di volontariato avevano chiesto di ristruttura l’area drop-in in viale Innocenzo. Una proposta bocciata dall’amministrazione perché gli spazi non erano stati giudicati idonei. A un anno di distanza il problema si è ripresentato.