Campione d'Italia, dopo il casinò chiude anche il paese

A casa le maestre d'asilo e la Svizzera chiede il conto dei debiti per pompieri, scuole, rifiuti e trasporti

Corteo per salvare Campione d'Italia

Corteo per salvare Campione d'Italia

Campione d'Italia (Como), 8 agosto 2018 - «Siamo sempre stati additati come il paese del bengodi, dei privilegi. Campione d’Italia è sempre stato invidiato, capisco che gli altri guardino alla nostra situazione con soddisfazione, adesso però siamo disposti a cambiare pelle». Per il sindaco Roberto Salmoiraghi, l’invidia è una brutta bestia e adesso che a Campione d’Italia si sono scopertipoveri, se ne sono accorti tutti. Finiti i tempi in cui a bussare alle porte del Comune d’oro c’era la fila, prima di tutto delle altre comunità della provincia di Como (e non solo) che si rivolgevano qui ogni volta che c’era qualche intervento straordinario da ripianare. Ha fatto comodo a tutti per quasi un secolo il paese del gioco d’azzardo, prima di tutto allo Stato che incassava solo in tasse dirette dai 15 ai 20 milioni di euro, per non parlare delle imposte sul reddito che a Campione erano fin troppo facili da calcolare dal momento che la maggior parte dei tremila residenti era dipendente del Comune o della casa da gioco. Adesso che la fabbrica dei soldi ha chiuso, il cielo qui è davvero crollato. I 103 dipendenti comunali sono senza stipendio da febbraio e attendono ancora la metà della tredicesima. Al casinò chiuso dieci giorni fa hanno ricevuto lo stipendio di luglio, ma ad agosto non sanno se prenderanno la disoccupazione. 

Non solo, i residenti in paese sono coperti dall’assicurazione sanitaria svizzera, fondamentale in un territorio che si trova a mezz’ora di strada dal confine. Ma la polizza funziona solo se lavorano. In pratica con il casinò chiuso è diventato un rischio anche ammalarsi. E poi si deve vivere in un paese dove tutte le utenze, a cominciare dalla corrente elettrica, vengono fornite dalla Svizzera. Non è un caso che tra i primi a bussare alle porte dell’exclave sia stato il Consiglio di Stato, il Governo del Canton Ticino, preoccupato per i troppi debiti non ancora pagati. Da saldare c’è il servizio di raccolta rifiuti per un totale di 300mila franchi svizzeri (pari a 260mila euro), altri 20mila franchi (poco più di 17mila euro) dovuti ai pompieri della vicina Melide, poi il debito con la Navigazione Lago di Lugano che ogni giorno attraverso il Ceresio garantisce i collegamenti con le motonavi, in questo caso 350mila franchi (303mila euro). Aggiungendo a questi debiti altri 300mila franchi (260mila euro) che Campione deve alle scuole ticinesi, dove ogni anno studiano i ragazzi dell’exclave, il conto supera il milione di euro.

Tra i primi lavoratori a essere licenziati,  le nove maestre della storica materna Garibaldi, anche loro sul libro paga del Comune, come gli impiegati della posta. Senza di loro a settembre le mamme rischiano di dover tenere a casa i figli, perché se qui la retta è di 1.800 franchi l’anno, circa 1.600 euro, a Lugano arriva a costare dieci volte tanto. Lo stesso vale per le cuoche che cucinavano per elementari e medie, ma non stanno meglio neppure i nonnini. Il centro anziani proprio sopra l’asilo dicono già che saranno i prossimi.